"Bradipo", la corsa lenta di Giacomo-Giacomo Giglio
"Bradipo", la corsa lenta di Giacomo-Giacomo Giglio
"Bradipo", la corsa lenta di Giacomo-Giacomo Giglio
"Bradipo", la corsa lenta di Giacomo-Giacomo Giglio

"Bradipo", la corsa lenta di Giacomo

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Io e la corsa, un rapporto contrastato. Quando ero piccolo, sognavo davvero di correre, ed ero anche abbastanza veloce nelle competizioni delle scuole elementari o medie; era il periodo del film Forrest Gump, e lo straordinario Tom Hanks mi prefigurava un mondo dove avrei potuto raggiungere le mete più impensabili, anche partendo da zero.

Poi, via via, si sa, con l’età le priorità diventano altre e, alla fine, sono diventato anch’io il tipico italiano sedentario, pantofolaio, poco attento alla forma fisica. Insomma, un bradipo metropolitano. La fatidica pancetta è lì a ricordarmelo; troppe ore passate a leggere, a scrivere, a guardare il computer, a ingozzarsi di tagliatelle…E voilà, ecco che il tuo corpo diventa flaccido come un budino!

Ma ecco che, grazie al servizio civile presso l’Acli, ho un’occasione preziosa: non solo tornare a correre, ma farlo per un motivo sacrosanto. Sia chiaro: non sarò un fulmine di guerra e andrò piano, anche perché c’è un traguardo più importante da portare a termine. Voglio poter aiutare dei ragazzi che sono stati molto meno fortunati di me, che non hanno la “pancetta”...e non solo perché mangiano presumibilmente meno tagliatelle di me, ma perché praticano sport vero, sport di strada, a Nairobi (in Kenya). Tanti ragazzi, sia kenyoti che somali.

Con le vostre donazioni potete aiutare i ragazzi del progetto Boresha Maisha, facendo in modo che lo sport sia un mezzo di inclusione sociale, di lotta contro la povertà e le disuguaglianze enormi che caratterizzano (purtroppo) il mondo nel quale viviamo.  

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