In corsa per un grande traguardo-Federica Senzolo

In corsa per un grande traguardo

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SEMPRE DI CORSA

 

Sono Federica, ho 49 anni.

Nel maggio 2017, avendo un po’ di male al seno, posai una mano e sentii un nodulo. Mi dissi che non era nulla, perché le “cose brutte” di solito non fanno male e poi avevo allattato al seno due figli e tra le credenze popolari c’è anche quella che l’allattamento allontani il rischio di cancro al seno.

Dopo qualche giorno, però, provai a risentirmi e quella “cosa intoccabile” era ancora lì.

Spinta anche da mio marito, mi recai dal medico che mi indirizzò dal senologo che aveva seguito anche mia madre per un tumore al seno, da cui era guarita parecchi anni prima.

Dopo un ago aspirato l’esito non lasciò dubbi: carcinoma, non del tipo di mia madre, ma dei peggiori.

Mi sembrava di essere spettatrice della storia di un’altra persona. Ero arrabbiatissima perché solo 9 mesi prima l’esame strumentale delle mammelle (mammografia, ecografia e visita) aveva dato esito negativo: com’era possibile? Avevo sempre fatto i controlli annuali proprio per il precedente di mia madre, ma a che serviva la prevenzione allora?

Il mio pensiero corse alla famiglia: come avrei fatto io, sempre di corsa per i figli e i loro hobbies a fermarmi? Io volevo continuare a fare ciò che avevo fatto finora!

Il senologo mi disse che, dopo un periodo di stop in cui avrei dovuto pensare a me stessa, avrei potuto riprendere la mia solita vita e così fui sottoposta a quadrantectomia.

Per il percorso di cure successivo, il senologo mi indirizzò dall’oncologo allo Iov. Pregavo non occorresse fare la chemio o per lo meno non di quella forte che fa perdere i capelli (mia madre non li aveva persi) e invece, considerato il mio tipo di tumore, l’oncologo mi disse che avrei dovuto fare un anno di cure, comprese quelle più forti.

Così ho fatto 4 cicli di chemio ravvicinate (quelle rosse che fanno perdere i capelli), altri 7 cicli più leggere, radioterapia e punture di un farmaco di ultima generazione per un anno, poi terapia ormonale.

All’inizio non sapevo se ce l’avrei fatta, ma il giorno della prima chemio mio figlio Marco di 16 anni, mi fece trovare sul tavolo in cucina un bigliettino con scritto “Sei stata straordinaria fino ad oggi mamma e sono sicuro che continuerai ad esserlo sempre. Non mollare perché io e Linda siamo con te. Ti voglio bene! Baci e in bocca al lupo!”

Capii che ce la dovevo mettere tutta e grazie alla mia famiglia, mio marito, i miei giovani figli, mia madre, trovai in me stessa delle risorse inaspettate e riuscii ad affrontare tutto nel migliore dei modi.

Perfino la scelta della parrucca, grazie a mio marito che mi accompagnò, mi sembrò quasi divertente: potevo cambiare look e sembrare in ordine, come appena uscita dalla parrucchiera.

Non nego che ci siano stati anche momenti di sconforto: alla sera, prima di coricarmi la mia immagine allo specchio non era più la stessa, ma mia figlia Linda di 10 anni mi diceva: “Non preoccuparti mamma, i capelli poi ricrescono!”. Se lei era così forte, io non potevo essere da meno, anzi, e così mi riprendevo.

Pensavo alle parole dell’oncologo che mi aveva rassicurata sul fatto che le cure, anche se pesanti, erano mirate ed efficaci. Inoltre sapevo che lo spirito con cui si reagisce, se positivo, è una delle componenti per una più completa guarigione. CONCLUSIONE: non mi era concesso essere giù di morale!!!

Ecco perché durante il periodo delle cure ho cercato di continuare il più possibile la stessa vita di prima: lavoro, casa, famiglia, uscite con gli amici, e, così, anche qualche effetto collaterale e qualche imprevisto (trombosi al braccio, conseguente intervento di innesto e poi di rimozione del port, ossia un catetere per la somministrazione della chemio) sono stati in tal modo più sopportabili.

Al termine delle cure è sopraggiunta la paura del futuro, ma con un piccolo aiuto psicologico, sempre ricevuto allo Iov, ho superato anche questa. Per sentirmi di nuovo bene dovevo dedicare un po’ più di tempo a me stessa, alle mie passioni , ai miei hobbies. Ora cerco di sfruttare al meglio il mio tempo e cerco di realizzare i miei sogni.  

Questa esperienza mi ha insegnato che nei periodi “tragici” della vita si scopre chi e cosa conta veramente, quali sono gli affetti più cari, le amicizie vere e per questo sono grata al mio destino.

L’aver conosciuto il mondo dello Iov, frequentato da persone di tutte le età e di tutti i tipi, mi ha ricordato che la malattia può colpire chiunque, ma con cure sempre più mirate ed efficaci dal cancro si può guarire!

A settembre 2019 sono stata selezionata per una nuova squadra di Run for Iov, con l’obiettivo di correre la maratona di New York 2020: sarà dura perché parto da zero con la corsa, ma sono pronta a dimostrare con le mie compagne di squadra, tutte “guerriere” come me, che dopo aver superato l’ostacolo del cancro si può superare qualsiasi cosa e ricominciare a correre la propria vita! E VIA SEMPRE DI CORSA!

AIUTATECI A REALIZZARE IL NOSTRO PROGETTO: LANCIARE UN MESSAGGIO DI SPERANZA SOSTENENDO L’ISTITUTO ONCOLOGICO VENETO IOV E LA RICERCA CONTRO IL CANCRO AL SENO!!!!

 

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