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Io ci credo!

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Il primo anno di matrimonio generalmente porta con sé tante prospettive, mille progetti e quel sentimento di camminare ad un metro da terra. La formula dice anche “in salute e in malattia”, e così, a dieci mesi dal nostro “Sì”, un mese prima dei miei trent’anni, mi sono svegliata nel mezzo della notte con la chiara sensazione che qualcosa nel mio seno non andasse. Un punto un pò più duro, cos’è? Massì, noi donne con il seno importante siamo piene di cisti; massì, vedrai che non è nulla… però, meglio controllare.

Dalla prima ecografia si è avviata la macchina: mammografia, ago aspirato e poi “Amore, torna a casa perché ho un tumore” di quelli brutti, di quelli aggressivi, perchè sono giovane e le cellule si riproducono velocemente. Quel giorno ho conosciuto la dottoressa Silvia Michieletto, a lei è toccato il compito di comunicarmi la notizia, seguita da una stretta sul mio braccio “ora sei malata, ma stai tranquilla che questa malattia adesso la combattiamo”. Così è stato. Così ha avuto inizio la mia avventura allo IOV che si è preso cura di me nelle mani esperte della Breast Unit, in oncologia con il dott. Giorgi e tutto lo staff di infermieri della sala rosa che, come i pezzi di un puzzle, si sono uniti e coordinati perfettamente nel farmi sentire al sicuro, coccolata, mentre la chemioterapia faceva il suo corso tra cortisone, perdita di capelli e quattro ore e mezza di infusione ogni settimana. 

Poi è seguito il primo intervento, mastectomia destra, radioterapia e dopo un anno mastectomia sinistra e… addio reggiseno contenitivo! 

Sono passati 3 anni e mezzo da quella prima diagnosi; tre anni di cure, tre anni di paura, di stanchezza ma anche tre anni di sorrisi, di scoperta di chi è davvero Irene e soprattutto tre anni pieni di amore. Ancora oggi, ogni volta che si aprono le porte dello IOV, è un pò come se tornassi a casa. 

 

Non sono mai stata una persona sportiva, anzi. Mio marito mi chiama ghiro perchè per me ogni momento è buono per fare la pigra. Nonostante questo, ho fortemente voluto far parte di questo progetto per imparare ad avere maggiore cura del mio corpo, ora un pò diverso; per dire “grazie” allo IOV per essersi preso cura di me come solo una seconda famiglia può fare. Ho deciso di correre per tutte le donne, per mia mamma che come me ha affrontato questa malattia, per mia zia che invece non ce l’ha fatta. 

Il tumore al seno si può vincere, e la ricerca deve andare avanti per sconfiggerlo del tutto, ma ha bisogno dell’aiuto di tutto noi. Ho deciso di correre perché ci credo davvero e quando si crede davvero, la vittoria arriva!

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