Image
Image
Image
Image

Insieme per AIRC

Loading...

Ciao sono Anna, la mia famiglia e le persone a cui sono legata sono quanto di più bello mi sia capitato nella vita. Dopo le persone, la mia vita è fatta di tantissimo lavoro (sono ingegnere) e tanto sport. Una mia caratteristica? Rido e piango con la stessa facilità dei bambini!

A causa di un problema alle ginocchia, all’età di 14 anni, ho subito un intervento, non riuscito bene, alla rotula destra: ho passato i tre mesi successivi tra letto, sedia rotelle e stampelle per poi, finalmente, tornare a camminare grazie all’aiuto della mia famiglia e di alcuni amici. Visto com’era andata, non ho mai fatto l’intervento all’altra rotula inizialmente previsto, con la conseguenza che, a detta di più di qualche ortopedico, non avrei mai potuto fare sport.

All’età di 30 anni ho preso coraggio e ho iniziato un corso di nuoto, sport che pratico ancora oggi e a cui deve molto. Superati i 40 anni, invece di diventare “saggia”, ho dato pieno sfogo alla mia vitalità e ho iniziato a correre e giocare a tennis.

Io sono maledettamente determinata ma altrettanto insicura in tutto ciò che faccio. E allora un giorno, quando mi è stato proposto di entrare a far parte di una società di runner agonisti, ho pensato che potesse essere un’occasione per vincere qualche mia sciocca paura. Con l’età sto imparando che certe situazioni della vita vanno collocate nella giusta dimensione perché sono un nulla, o quasi, rispetto a quello che vive chi è nella malattia, nelle difficoltà del “non lavoro”…

Il 1° Novembre del 2013 ho fatto la mia prima gara (una di 10 km) come agonista. Dopo qualche mese, ho deciso che, ad un anno da quella prima gara, avrei corso la prima maratona. E così, il 26 Ottobre del 2014, a Venezia, ho tagliato il traguardo di una 42 km. In questi anni, facendomi ogni volta “violenza”, ho corso tante gare di cui ben 10 maratone, l’ultima a Ravenna.

Visto il mio lavoro impegnativo e le mie ginocchia ormai usurate, qualche giorno prima della mia decima maratona mi ero ripromessa che sarebbe stata l’ultima. Ma la maratona è così: chiusa la prima, o si odia o se ne diventa dipendenti. Io, purtroppo, ne sono dipendente ma con un approccio, in qualche modo sbagliato: non dico mai a nessuno (proprio a nessuno) che sto andando a correre una 42 km per paura di “fallire”. Ho sempre la paura (sciocca) di non chiuderla o di chiuderla con un tempo alto rispetto ai miei precedenti. Ogni volta, appena tagliato il traguardo, chiamo la mia mamma!

E allora perché voglio correre per AIRC? Semplice: per dare la giusta dimensione a certe cose, perché “fallire” qualche volta può far bene.

La vita è un dono meraviglioso che, però, non ci dispensa dalle situazioni di dolore, dalla malattia e dalla morte. Negli ultimi due anni ho visto tante persone a me care combattere con la malattia e andar via. Però ho visto anche situazioni bellissime: persone a cui voglio un bene dell’anima tornare ad esser vive. E poi, da quasi due anni, sono donatore di sangue: chi ha donato qualcosa di sé almeno una volta nella vita sa che è un’esperienza unica, perché si riceve molto più di quanto si è dato.

Quando ho conosciuto Maria Giulia dell’AIRC di Roma le ho detto che non sarei mai riuscita a correre una maratona per AIRC perché avrei dovuto dire a tutti che l’avrei fatto. Dopo mesi, eccomi qui, ancora una volta a farmi violenza… stavolta doppia: la prima perché adesso tutti sapete che proverò a correre la mia undicesima maratona; la seconda perché, come mio solito, ho una paura matta di non farcela. Ma, con un’idea nella testa e nel cuore: se non dovessi chiuderla o dovessi chiuderla con un tempo alto, di sicuro piangerò (non sarei io!), ma le mie lacrime saranno presto cancellate dalla generosità di quanti avranno donato perché un altro passo avanti possa esser fatto nella ricerca.

Un’ultima cosa: noi che stiamo bene, a volte, siamo ingrati alla Vita o, come detto, incapaci di dare il giusto peso alle situazioni. Per contro, spesso, chi è malato ha un coraggio, una forza e un rispetto verso la Vita disarmanti, così come una corretta consapevolezza di ciò che conta. E allora viene da chiedersi perché dobbiamo arrivare a perdere la Vita per capirne il suo grande e vero Valore!

Take a step forward

Start your fundraising.
Become a personal fundraiser!
How it works