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Amal

Mission

L’associazione è apolitica, apartitica e aconfessionale. Nasce il 27 marzo 2003 dopo le esperienze personali di alcuni di noi, che hanno toccato con mano il disagio socio-educativo dei bambini nei Territori palestinesi. Nasce con un nome di persona, Amal, che in arabo significa speranza. I bambini palestinesi devono quotidianamente fare i conti con un’occupazione militare che, spezzando la continuità territoriale, rende difficoltosi gli spostamenti. Andare a scuola, far visita ad un amico o ad un parente, possono diventare viaggi interminabili e a volte impossibili. Le conseguenze sul piano educativo sono molteplici: perdita di capacità di apprendimento difficilmente recuperabile, limitazione delle prospettive per il futuro di più generazioni, riduzione delle possibilità di espressione e socializzazione. Inoltre, il clima di rabbia e sconforto che si respira presso gli adulti viene assorbito immediatamente dalle giovani generazioni, che rimangono così intrappolate in un circolo vizioso di privazione e umiliazione che compromette una crescita equilibrata. Bambini che disegnano ripetutamente carri armati e soldati. Bambini dal sonno interrotto dalle frequenti incursioni dei militari israeliani. Bambini costretti ad assistere all’umiliazione dei propri genitori. Bambini segregati da sempre nella propria città, circondata da un muro, un altissimo muro di cemento superabile soltanto con la loro immaginazione. E’ possibile abbattere il muro? Noi ci proviamo! Abbiamo cominciato abbattendo il muro dell’indifferenza, della diversità e della paura. Abbiamo intrecciato relazioni stabili con i bambini palestinesi e le loro famiglie perché siamo convinti che questo sia l’inizio di un cambiamento di prospettiva, che uno sguardo più fiducioso rivolto al futuro possa rappresentare un concreto segno di speranza per questo popolo, e per quello israeliano. Per questo ai soci è proposto un coinvolgimento attivo: attraverso la formazione personale sulle tematiche relative al conflitto, il confronto e la collaborazione nei progetti associativi e magari attraverso un’esperienza di volontariato e di contatto diretto con la realtà palestinese.

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