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Progetto H2O, un triathlon per Calicanto

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Lo abbiamo chiamato "Progetto H2O" perché è l'acronimo di Happy, Hope & Opportunity.
Ma H2O è anche il simbolo chimico dell'acqua, che rappresenta la vita, la purezza, la freschezza e il livellamento.
In cosa consiste questo progetto?
Quest'anno compirò 60 anni e il 30 aprile parteciperò, con il supporto del Rotary Club Monfalcone-Grado, ad una competizione di Triathlon a Lignano (http://www.triathlonlignano.it/triathlon-sprint-citta-di-lignano/), con il preciso obiettivo di raccogliere fondi per la Calicanto Onlus, una associazione di Trieste che si occupa di sport integrato e che opera anche in provincia di Gorizia.
Ero già iscritto alla gara di Triathlon Olimpico di Trieste del 29 maggio, ma purtroppo è stata annullata, quindi abbiamo dovuto scegliere una data vicina in regione e abbiamo optato per Lignano.
Che cosa significa "sport integrato"?
Lo spieghiamo con le parole della Prof.ssa Gianello, fondatrice e motore primo della Calicanto:
"Lo sport educativo integrato, facendo leva sui valori indiscussi di coinvolgimento e socializzazione che può fornire l’attività sportiva, è un modo di “fare sport” e praticare giochi sportivi nel quale i giovani così detti “normodotati” potessero interagire, giocare e divertirsi insieme ai loro coetanei meno fortunati, realizzando così un’integrazione che potesse poi proseguire anche fuori dalla palestra e dagli impianti sportivi.
Analizzando nel tempo i risultati ottenuti e gli ostacoli incontrati, è emerso che, in realtà, le difficoltà di integrazione non sono tanto da riferire ai giovani diversamente abili, quanto all’incapacità, spesso solo iniziale, dei giovani abili a relazionarsi con una realtà “diversa” dalla loro.
Ne deriva che, l’esperienza dello sport integrato, esalta la sua funzione sociale nel far crescere all’interno della società giovanile l’accettazione del “diverso da me” in tutte le sue molteplici manifestazioni attraverso un’esperienza di volontariato “sportivo – sociale” che diventa un valore assoluto nella vita di chi la pratica.
Questa attività, oltre a dare una possibilità a tutti di praticare dello sport, con i benefici fisiologici ed emotivi che ne derivano, consente, ai giovani che vi aderiscono, di evolvere positivamente sul piano sociale e morale con l’obiettivo di contribuire a formare adulti consapevoli e responsabili nei confronti delle fasce più deboli della società in cui vivono"
 
Per chi non conoscesse il Triathlon, dirò che si tratta di uno sport che incorpora tre specialità diverse (nuoto, ciclismo e corsa) da praticarsi in sequenza continua. In particolare, la gara a cui parteciperò io, si corre su distanza olimpica. Ossia, io cercherò di nuotare per 1.500 metri in mare, per poi salire sulla bicicletta e percorrere 40 Km, per poi scendere e correre (correre in questo caso è una parola grossa) per altri 10 Km. Il tutto in un tempo, almeno per me, di circa tre ore. Ma forse un po' di più :-D
Perché lo faccio? Perché per molti, medici in prima linea, l'età avanzata, o anziana, è considerata un handicap per praticare attività sportive di livello e, quindi, mi sento molto vicino ai ragazzi disabili che hanno grandi difficoltà a poter praticare uno sport assieme ai cosiddetti normodotati. Non si tratta di un'impresa. Moltissimi ultrasessantenni, ma anche ultrasettantenni, praticano sport di endurance e affrontano con regolarità competizioni di questo tipo. Il mio caso è solo un po' diverso.
 
Nell’agosto del 2013 decisi per motivi di salute di riprendere in mano la mia vita.
Avevo smesso ogni attività sportiva nel 2003, dopo una operazione doppia ai menischi. L'ortopedico mi aveva detto: "lei non potrà più correre, si scelga delle attività più adatte alla sua età". Purtroppo seguii il suo consiglio e in dieci anni, anche grazie ad una vita di relazioni sia personali che lavorative, che non aiuta sul versante del benessere fisico, arrivai alla devastazione fisica dell'estate 2013. 92 Kg di peso su 176 cm di altezza, un principio di resistenza insulinica che in poco tempo mi avrebbe sicuramente portato al diabete di tipo 2, steatosi epatica e una capacità polmonare che non mi permetteva di fare due rampe di scale di seguito.
Ripartire è stato molto difficile, ma se ci sono riuscito io, ci possono riuscire tutti. E' anche questo uno dei messaggi che vorrei lanciare con questa iniziativa.

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