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50K Salsomaggiore per UNA

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Luglio 1998: mese ed anno della mia laurea. Finalmente vedo il traguardo degli studi e l’inizio del mio futuro lavorativo!


Riavvolgo il nastro: qualche mese prima le parole che mi ronzano in testa sono medico di base, endocrinologo, ago aspirato: tutto per dire alla fine “carcinoma papillare grosso quanto una mela sulla tiroide”. È febbraio; cominciamo in salita….


Ho 24 anni ed un tumore alla tiroide. Sono un eterno ottimista, ma la prima volta piango di nascosto dai miei genitori per non dargli più preoccupazioni di quante già non ne avessero. Poi la prendo come tutte le cose che faccio: “I can do it”. Cinque ore di sala operatoria, e quando esco mia mamma è lì; ho davvero poche energie, ma alzo il pollice: è andata.


Fino a quel momento non mi ero reso conto di essere malato.


Qualche mese dopo entra in gioco la iodio-terapia: non potevo stare vicino alle persone, ero radioattivo. E di lì a qualche giorno, ricordo che dal letto di casa dettavo la tesi a papà che la batteva per conto mio.


Luglio 1998: sono nel cortile dell’università di Pavia ed il sole mi batte sul viso quando esco dall’aula degli esami. Grazie ai miei genitori, agli amici e a medici eccezionali sono laureato!


Oggi penso che tra tutti i tumori quello alla tiroide sia quello migliore di sperare di avere.

Ma la tiroide, mi dicono, è il convertitore della benzina del corpo, e io non l’ho più. Prenderò pastiglie a vita e farò visite tutti gli anni per questo, ma ho imparato una grande lezione: ogni problema è relativo e l’unico modo per sapere se lo supereremo è provarci intensamente anche per chi ci vuole bene. Avevo 25 anni e un tumore. Ora ne ho 48 e non l’ho più.


È il 2019. Sono passati 21 anni da quel febbraio del 1998.


Oggi sono consapevole che lo sport mi ha sempre dato una grande mano a risolvere i problemi. Grazie a quelli che ora considero i miei migliori amici, scopro il triathlon. Ho sempre praticato vari sport, ma le emozioni che mi ha trasmesso il triathlon e le persone che ho conosciuto praticandolo sono uniche. Grazie al triathlon incontro due persone eccezionali, Raffaele e Daniela Gerbi, e con loro UNA (Triathlon Team). Mi sembra di conoscerli da sempre: cuori immensi e tanta energia positiva. Loro sono UNA e tutto quello che di più grande c’è dietro UNA, il motivo per cui UNA è la mia squadra. UNA porta lo stesso nome dell’associazione fondata da Daniela e Raffaele ed altri genitori che hanno vissuto direttamente con i loro figli l’esperienza di un reparto di oncologia pediatrica, e che hanno voluto provare a trasformare la loro battaglia in un ponte tra la sfera medico-scientifica e quella psico-emotiva della malattia oncologica dei bambini. UNA raccoglie fondi per garantire sia cure di alto livello sia la maggior tranquillità e serenità possibile per i bambini e le loro famiglie.


E’ il 2022. Il mondo è sottosopra, e io ho concluso tante gare da quel lontano febbraio 1998: ho corso per me stesso, a volte per puro divertimento, a volte per ritrovarmi dopo periodi difficili, a volte per dimenticare qualche sconfitta o scacciare lo stress, a volte per celebrare qualche successo. Le gare più belle ed intense le ho corse indossando la maglia di UNA Triathlon Team. Far parte di questa squadra, cioè di qualcosa di più grande, di qualcosa di giusto, non ha prezzo.

Così ho deciso di dedicare la mia prossima sfida sportiva e molte altre a raccogliere fondi per UNA.


Il 6 novembre prossimo correrò la Ultra K Marathon di Salsomaggiore, un’ultramaratona di 50Km per raccogliere fondi per il progetto FORTEe (dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano), cui parteciperanno 450 pazienti (ragazzi e ragazze) che in questo momento e per i prossimi 4 anni combattono e combatteranno contro il tumore. Lo scopo del progetto è quello di capire in che modo l’attività sportiva (specifica e personalizzata) possa essere di supporto nel percorso di cura dei giovani ammalati di tumore.

Io sarò il primo a donare 50 euro. Il tempo massimo per concludere la gara è 7 ore. Se riuscirò a chiudere sotto le 7 ore, per ogni 30 minuti al di sotto delle 7 ore donerò ulteriori 50 euro. A te, basta davvero poco, anche solo 1 euro (…e non devi correre…), l’importante è che siamo in tanti a donare! Se ti va, dona e diffondi la mia sfida tra i tuoi contatti ed insieme aiuteremo tanti ragazzi e ragazze che hanno una sfida ben più grande da affrontare.


ENGLISH TRANSLATION FOR MY NON-ITALIAN FRIENDS!


July 1998: month and year of my graduation. Finally, I see the goal of my studies and the beginning of my professional future! I rewind the tape: a few months before the words buzzing in my head are “doctor”, “endocrinologist”, “needle aspiration”: all to say at the end "papillary carcinoma as big as an apple on the thyroid gland". It's February; I have an uphill start....


I am 24 years old, and I have thyroid cancer. I am an eternal optimist, but for the first time I cry secretly from my parents so as not to give them more worries than they already had. Then I take it as all the things I do: "I can do it". Five hours in surgical room, and when they bring me out my mom is there; I have very little energy, but I raise my thumb: it's gone.


Until that moment I had not realized I was sick.


A few months later iodine therapy comes into play: I couldn't be close to people, I was radioactive. And a few days later, I remember that from my bed at home I was dictating my graduation thesis to my dad who typed it for me.


July 1998: I am in the courtyard of the University of Pavia and the sun is shining on my face when I leave the exam room. Thanks to my parents, friends and outstanding doctors I am a graduated!


Today I think that among all the cancers, thyroid cancer is the best one to hope to have. But the thyroid gland, they told me, is the body's gasoline converter, and I don't have it anymore. I have to take medicine for all life long and I have to have medical examination every year, but I have learned a great lesson: every problem is relative and the only way to know if we will overcome them is to try our best intensely even for those who love us.


I was 24 years old and I had cancer. Now I'm 48 and I don't have it anymore.


It's 2019. It's been 21 years since that February 1998. Today I am aware that sport has always given me a great hand in solving problems. Thanks to who I now consider my best friends, I learned about triathlon. I have always practiced various sports, but the emotions that triathlon has transmitted to me and the people I have met practicing it are unique. Thanks to triathlon I met two exceptional persons, Raffaele and Daniela Gerbi, and with them UNA (Triathlon Team). I feel like I have always known them: immense hearts and a lot of positive energy. They are UNA and everything bigger behind UNA, that’s the reason why UNA is my team. UNA bears the same name as the association founded by Daniela and Raffaele and other parents who have lived directly with their children the experience of a paediatric oncology department, and who wanted to try to transform their battle into a link between the medical-scientific and psycho-emotional spheres of children's oncological disease. UNA raises funds to ensure both high-level care and the greatest possible serenity for children and their families.


It’s 2022. The world is upside down, and I have done many races since that distant February 1998: I have raced for myself, sometimes for pure fun, sometimes to find myself after tough periods, sometimes to forget defeats or simply to drive away stress, sometimes to celebrate success. I ran the most beautiful and emotionally intense races wearing the UNA Triathlon Team jersey. Being part of this team is something huge, something right, it is priceless.


So, I have decided to dedicate my next sport challenge and many more to raising funds for UNA.


On November 6, I will run the 50 Ultra K Marathon in Salsomaggiore, which is an ultramarathon of 50 Km (31 miles) to raise funds for the FORTEe project (of the National Cancer Institute of Milan), this project will involve 450 patients (boys and girls) who at this moment and for next 4 years are fighting and will fight against cancer. The aim of the project is to understand how sport activities (specific and personalized) can be of support in the path of care for young people with cancer.


I have donated 50 euros myself. The maximum time to finish the race is 7 hours. If I manage to close under 7 hours, for every 30 minutes under 7 hours I will donate an additional 50 euros. For you, it takes very little, even just 1 euro (... and you don't have to run ...), the important thing is that we are many to donate! If you wish, donate and spread my challenge among your contacts, together we will help many boys and girls who have a much bigger challenge to face.

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