La casa dei colori, la casa dei bambini.-Vincenzo Grisorio

Sfatare un pregiudizio

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Vorrei spiegare perchè stiamo raccogliendo fondi, vorrei spiegarlo a coloro che non conoscono il carcere e a coloro che l'hanno conosciuto, direttamente o indirettamente.                                                                                                                                                                                                                                                                 Svolgo la professione di psicoterapeuta e pratico la meditazione, confrontandomi così con le sofferenze generate dalle afflizioni mentali; cinque anni fa avevo deciso di dedicare alcune ore della mia settimana al volontariato.  Da alcuni mesi era iniziata in Italia l'applicazione di un Progetto mondiale, Liberation Prison Project, con la finalità di diffondere in carcere strumenti quali la meditazione e la consapevolezza.Ho pensato di provare, non sapevo nulla di prigioni, di detenzione, ancor meno potevo immaginare come avrei portato questi strumenti in tali ambienti. Ho scoperto che si può fare, anche in carcere, proprio in carcere. Avevo sfatato un pregiudizio della mente e allargato il cuore.                                                            

Così mi trovo oggi con un fine chiaro per gli anni che avrò da vivere, dopo aver scoperto un mondo che è diventato la mia casa, mi trovo presidente di una Onlus in espansione, mi trovo a chiedere un aiuto economico che ci possa permettere di essere di beneficio alle persone che stanno scontando una pena e a coloro che sono rientrati nella società, ma che hanno comunque bisogno di un sostegno.

Riporto parole autorevoli, parole scritte da N. Mandela:  "La cella costiutisce un luogo ideale per imparare a conoscersi, per scandagliare in modo oggettivo e costante i propri processi mentali ed emotivi".  E riporto parole altrettanto autorevoli, parole scritte qualche mese fa da B.A., durante la sua detenzione presso il cracere di Milano Bollate: "Per fortuna sono finito dentro! Per fortuna mi sono fermato! e chi lo speiga a quelli fuori? Qui sì che posso guardarmi dentro, capire cosa è successo, avere consapevolezza dei mei pensieri...se l'avessi fatto prima non avrei provocato tutti questi danni!"                                                                           In galera non ci sono le persone che popolano il nostro immaginario, persone con il pigiama a strisce, palla al piede,tatuaggi da Papillon....non ci sono i mostri. Ci sono persone vestite come noi, che combattono con i propri demoni interiori, che scontano, giustamente, comportamenti da condannare in contesti penitenziari ingiusti, per i quali l'Italia è stata condannata dalla corte europea dei diritti umani.  

Ho imparato a conoscerli, a volte con fatica, ad accostarmi a loro non in quanto omicidi, ma in quanto persone che hanno commesso un omicidio, che sono anche altro.

Su questo "altro"  si può rinascere, che si può ricostruire.   Ho imparato a stimare persone che si mettono in gioco, che guardano dentro la propria mente con coraggio, scoprendo sofferenze così forti e profonde che a volte non trovano nemmeno un nome per poter essere comunicate, si possono solo sentire.     Persone che si trasformano: credo di aver capito da poco cosa vuol dire davvero la metaforadel fiore di loto che nasce dalla melma.                                       Persone che trascorrono parte del tempo nella cella a meditare, ad esaminare i prodotti della mente, a prestare attenzione al proprio respiro per non esplodere in comportamenti aggressivi, per limitare la sete di vendetta, di ritorsione, per accedere a stati profondi della propria anima che mai avrebbero pensato di possedere, così come tutti: compassione, gentilezza amorevole, emaptia, fiducia, equanimità. E su queste basi, diminuiscono le risse, aumenta la solidarietà reciproca, sparisce il desiderio di far del male una volta fuori...così la società ci guadagna.                                                                                                                        Ho scoperto quanto sia diffuso in carcere il bisogno di spiritualità, non solo e non tanto di religione; un bisogno di qualcosa che aiuti ad innalzare la mente e l'anima, per coltivare fiducia e speranza, nella certezza che, una volta tornati in libertà, si possa essere supportati dal'interno a non cadere nella recidiva.

Il nostro follow up ha pochi anni di vita, ma lo stiamo già verificando.  Vogliamo investire il denaro che riceveremo al fine di creare una rete sempre maggiore di professionisti, per costituire un'interfaccia sempre più qualificata con l'apparato giuridico-istituzinale, per strutturare progetti trattamentali sempre più adeguati , dati sui quali ci impegnamo a fornire risultati.  Ringraziamo tutti coloro che vorranno credere al potenziale umano e alla nostra Associazione.

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