10 Storie del Dono Cultura del Dono | Rete del dono Skip to main content

Cultura del Dono
Le 10 storie del dono

Cultura del Dono
Le 10 storie del dono

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"Il dono è alla base delle civiltà ed è l’opposto del regalo, del gadget, delle donazioni delle banche [...] La nostra società, se vuole tornare a produrre umanesimo integrale, deve togliere il dono dagli spazi angusti nei quali lo ha posto e metterlo al centro del patto sociale"

Luigino Bruni

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Spesso non ce ne accorgiamo e lui passa inosservato. Ma intanto segna il suo corso, in attesa di venire messo a sistema. Lui è il Dono che scandisce da sempre i diversi momenti della nostra vita e le nostre relazioni. Il Dono è una prassi quotidiana, come quando offriamo il caffè a un collega, invitiamo a cena un amico, trasferiamo la nostra competenza a un collega, dedichiamo del tempo al vicino di casa aiutandolo a montare l’amaca in giardino… 
Il dono è un atto di libertà che, quando è consapevole, diventa un invito per gli altri, diventa una scommessa sulla libertà dell’amico, del collega, del vicino di casa. In questo modo il dono diventa sempre più generativo, permettendo di coniugare l’interesse individuale con quello collettivo.

Donare è come correre una maratona.  Si comincia correndo 10Km tre volte la settimana e, si lascia il lungo per la domenica, aggiungendo progressivamente, 2km a settimana. Solo così si arriva a correre i mitici 42,193 km! Per questo è fondamentale lavorare sulla cultura del dono, dando spazio a chi concretamente si impegna e porta avanti iniziative che generano impatto per la comunità. I personal fundraiser sono degli straordinari apripista, capaci non solo di dare voce alla causa che sostengono, ma soprattutto di contaminare la propria cerchia sociale e avvicinarla al dono. 
Senza il dono le comunità sono più povere in quanto il dono - di denaro, tempo, competenze e relazioni - al pari degli investimenti economici attiva benessere e risorse. Questo è ciò che per noi di Rete del Dono significa cultura del dono.

Il dono fa bene perché rafforza le relazioni sociali a beneficio dell’intera comunità. Il termine comunità deriva non a caso dal latino communitas (cum munus), dove munus significa appunto dono inteso come atto libero di reciprocità.

Adesso dovrebbe essere chiaro perché la cultura del dono, insieme al personal fundraising, rappresenta la nostra mission numero uno dalla quale si declinano tutti i driver di solidarietà e sostenibilità che raccontiamo in questo speciale: Le 10 storie del Dono. 
Che cosa significa, infatti, diffondere la cultura del dono, se non sensibilizzare, in modo concreto, diretto e trasparente, la consapevolezza che donare è una atto per favorire lo sviluppo della società civile anche partendo dai propri bisogni personali? 

L’atto del dono consapevole:
. permette l’inclusione sociale
. contribuisce alla crescita del bene comune
. stimola l’impegno civile.

Rete del Dono Carta d'Identità Donatore

 

Partecipare al dono

Tutto va fatto, però, sempre in modo molto concreto e rendicontabile, tanto quanto lo è il crowdfunding, una scelta di raccolta fondi per sua natura partecipativa.

Per questo motivo non mettiamo ‘semplicemente’ a disposizione uno strumento e non siamo ‘solo’ una piattaforma, bensì vogliamo essere luogo di contaminazione, ispirazione e cambiamento. ll nostro obiettivo? Contribuire alla nascita e allo sviluppo di comunità attente e generative, valorizzandone gli esempi più virtuosi. Partecipare al dono, contribuendo ad accrescerne la cultura, implica la libertà della scelta di donare e la fiducia non solo in una buona causa, ma anche nella possibilità di far parte del cambiamento. 

Fino al 2020 in Italia “donare” non rientrava fra le priorità percepite dalla società. I dati ci hanno raccontato che il secondo decennio del 2000 è stato generalmente avaro di donazioni, ma la pandemia da Covid-19 ha fatto da detonatore. Ci siamo accorti di avere a disposizioni strumenti e opportunità per contribuire al benessere reciproco. Ci siamo resi conto che, per una volta, l’adagio che ci sentiamo ripetere dal default economico del 2008 ha un senso: dalla crisi possono nascere opportunità...andando però oltre l’emergenza...

Se inoltre non si continua con costanza a sensibilizzare in merito alla cultura del dono, le persone doneranno principalmente in concomitanza con le emergenze, e così donare non diventerà mai parte integrante del proprio modus vivendi e quindi strutturale alla società. Non dobbiamo lavorare sulla compassione legata al bisogno contingente, bensì sull’inclusione che una “mentalità del dono” genera in modo trasversale.

Nel 2020 possiamo dire che la cultura del dono è stata compresa come una questione cruciale per il benessere della società, superando la percezione di lungo corso, legata al donare.
Abbiamo riscoperto come l’atto del dono sia connaturato all’essere umano. Non è servito scomodare filosofi, antropologi e psicologi né la Teoria del dono di Marcel Mauss per rendersene conto. L’esperienza di un bisogno condiviso è stata sufficiente a mostrare come l’atto del donare rappresenti la metafora principale dei comportamenti umani, in quanto forma di comunicazione non verbale fondativa dell’essere persona. Il dono misura la temperatura della partecipazione e della responsabilità dell’individuo all’interno della comunità, perché è il termometro della qualità delle nostre relazioni con gli altri. 
Senza dono non c’è comunità. Senza la cultura del dono i rapporti sarebbero funzionali al conseguimento di un risultato, limitandosi a una conoscenza che non impegna e non coinvolge direttamente, quindi non genera cambiamento. Il dono, infatti, rappresenta un impegno che implica fiducia e una forte dose di libertà.

Cosa genera la Cultura del dono

• Appagamento dato dalle testimonianze e dalla storie anche attraverso i dati che restituiscono l’evidenza oggettiva dell’impatto sociale generato.
• Emozione innescata dalle storie di chi ha beneficiato dell’aiuto economico del donatore.
• Fiducia ottenuta dalla conoscenza diretta di chi lavora nella ONP che il donatore vuole sostenere.

Rete del Dono Luciano Zanin

Intervista a Luciano Zanin

Vivere la cultura del dono, metterla in pratica, farne esperienza… insomma donare consapevolmente, così da permettere a tutti di vincere: ONP, beneficiari, donatori, volontari, comunità… tutto questo è possibile perché tutto parte da un gesto, quello del donare, che fa star bene prima di tutto chi lo fa. Luciano Zanin fundraiser, ex presidente di ASSIF, consulente e amministratore unico di Fundraiser per passione lo sperimenta da anni con il suo lavoro. 
La gente dona principalmente per entrare in relazione e questo genera un circolo virtuoso di fiducia che rappresenta uno dei beni più preziosi per il buon funzionamento della società, un bene che in questo periodo scarseggia. Oggi, infatti, abbiamo capito che il modello di società capitalista e globalizzata è entrato in crisi, perché non è sostenibile né preferibile. Così il dono riemerge come elemento prezioso, anche se esiste da sempre. Ora più che mai però va messo a sistema al pari del profit e del servizio pubblico. In tempo di recessione il dono, infatti, riesce dove il resto fallisce, in quanto attiva risorse che altrimenti andrebbero perse o poco sfruttate, così come i muscoli che si atrofizzano se non vengono utilizzati”.

Rete del Dono in quest’ottica è anzitutto un “facilitatore che con la pratica del personal fundraising, sua caratteristica distintiva, permette di far vivere l’esperienza del dono. Un fatto che non è né banale né scontato. Rete del Dono trasforma il donatore in fundraiser! In questo modo chi dona, il più delle volte, ri-dona, perché vuole vivere di nuovo il benessere provato. Rete del Dono, inoltre, coniuga questa cultura con gli strumenti, fornendo un link diretto tra il donatore e il beneficiario e un servizio anzitutto ai donatori, prima ancora che alle organizzazioni non profit; Rete del Dono rende facile, piacevole e coinvolgente donare”.

Rete del Dono è promotrice di una serie di progetti istituzionali volti a sostenere e a diffondere la cultura del dono.

Rete del Dono Digital Fundraising Award

Digital Fundraising Award – PayPal, Rete del Dono
Un premio annuale promosso da Rete del Dono in partnership con PayPal e riservato a tutti coloro (organizzazioni non profit, aziende e personal fundraiser) che credono nella solidarietà e si attivano in prima persona per raccogliere fondi online.

Rete del Dono Digital Fundraising Award

Digital Fundraising Award – PayPal, Rete del Dono
Un premio annuale promosso da Rete del Dono in partnership con PayPal e riservato a tutti coloro (organizzazioni non profit, aziende e personal fundraiser) che credono nella solidarietà e si attivano in prima persona per raccogliere fondi online.

Rete del Dono Donare 3.0

Donare 3.0 – Doxa, PayPal, Rete del Dono
L’annuale sondaggio Bva Doxa, commissionato da Rete del Dono e PayPal, che indaga la propensione degli onliner italiani a donare, e ricerca abitudini, comportamenti, trend ed eventuali barriere al dono. Questo studio ci permette di conoscere meglio i donatori e poterne tratteggiare il comportamento e i desideri.

Rete del Dono Donare 3.0

Donare 3.0 – Doxa, PayPal, Rete del Dono
L’annuale sondaggio Bva Doxa, commissionato da Rete del Dono e PayPal, che indaga la propensione degli onliner italiani a donare, e ricerca abitudini, comportamenti, trend ed eventuali barriere al dono. Questo studio ci permette di conoscere meglio i donatori e poterne tratteggiare il comportamento e i desideri.

Rete del Dono Bando Dono e Dintorni

Bando Dono e Dintorni ideato da Fundraiserperpassione in partnership con Rete del Dono
Il bando ha la finalità di incentivare la cultura del dono e lo sviluppo della professione del fundraiser e dei promotori del dono. Questa seconda edizione, mira anche a promuovere la cultura del personal fundraising (ovvero l’attivazione del singolo cittadino per raccogliere fondi a sostegno di una buona causa o di un progetto di utilità sociale).

Rete del Dono Bando Dono e Dintorni

Bando Dono e Dintorni ideato da Fundraiserperpassione in partnership con Rete del Dono
Il bando ha la finalità di incentivare la cultura del dono e lo sviluppo della professione del fundraiser e dei promotori del dono. Questa seconda edizione, mira anche a promuovere la cultura del personal fundraising (ovvero l’attivazione del singolo cittadino per raccogliere fondi a sostegno di una buona causa o di un progetto di utilità sociale).

Chi dona è sempre fedele al dono, ma c’è chi, oltre a questo, è anche fedele a una buona causa. Dieci anni di lavoro ci hanno fatto sperimentare due modalità di approccio al dono. Entrambe con il medesimo quoziente di contagioso entusiasmo.

Fedeli alla buona causa

Rete del Dono Fedeli alla buona causa Personal Fundraiser

Se hai un legame emotivo con una buona causa, qualunque sia la tua motivazione, naturalmente fai dell’altrui mission la tua personale. In questo modo, che tu sia un membro del board piuttosto che un personal fundraiser esterno, diventi estremamente performante. Così la sinergia tra passione e progetto risulta un volano inarrestabile.

Antonio Brienza è il responsabile della pediatria di Change Onlus, un’associazione di volontariato che opera in Madagascar. Antonio per sei anni ha raccolto fondi a favore dell’ambulatorio pediatrico di Change Onlus, partecipando a cinque Milano Marathon, per una raccolta totale di 76.000 euro. Oggi questo luogo di cura, grazie al crowdfunding su Rete del Dono, funziona tutto l’anno a pieno regime.
L’impegno e la testimonianza di Antonio hanno un grande valore per noi, non soltanto in forza dei fondi raccolti, ma soprattutto per la costanza. Ci ha infatti raccontato che per rendere un progetto vincente servono due ingredienti fondamentali: il cuore e il metodo. Solo se li facciamo correre insieme, possiamo raggiungere il traguardo. 
Per questo motivo Antonio Brienza ha vinto il Digital Fundraising Award 2018 di Rete del Dono.

Marco Motola di professione fa il promotore finanziario e di passione è il personal fundraiser che ha contribuito alla raccolta record dell’associazione #Runforemma & friends grazie al Charity Program della Milano Marathon dal 2016 al 2019 a sostegno dei bambini con gravi disabilità. I fondi raccolti sono stati devoluti al SAPRE, il Settore di Abilitazione Precoce dei Genitori dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS Ca’ Granda-Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Gemma Fedrizzi imprenditrice romana madre di due figli, ha contribuito al progetto End Polio Now per il quale il Rotary International finanzia una campagna di vaccinazione volta a eliminare la poliomelite in tutto il mondo.

Con grande orgoglio e soddisfazione dico che correre per una giusta causa aiuta a superare tutti gli ostacoli. Correrò accompagnando il Distretto 2080 nella sua Maratona finale per sconfiggere la Polio e mi fermerò solo quando avremo insieme raggiunto il traguardo comune per festeggiare questo grande momento storico. Amo correre ma ancor di più aiutare chi ne ha veramente bisogno e di fronte ad una giusta causa non mi ferma nessuno”.

Riccardo Trulla è un altro esempio straordinariamente generativo di personal fundraising. Artigiano con la passione per le maratone, ha iniziato a correre nel 2007, tagliando il traguardo di 36 competizioni. Tutto è cominciato a causa di un infortunio a cui è seguita la riabilitazione che ha contemplato anche allenamenti di corsa. Così “dalle marce di paese mi sono ritrovato alla partenza della maratona di New York”. Vincitore del nostro Digital Fundraiser Awards 2018 per la passione e la creatività con cui ha sostenuto Città della Speranza, quando nell’aprile 2017 ha partecipato a ben tre maratone a: Milano, Boston e Londra nell’arco di venti giorni, superando i 2.500 euro, nonostante l’obiettivo fosse di 1.500.  Trulla gareggia a sostegno della Città della Speranza dal 2013. In particolare, con un gruppo di amici con cui condivide la passione per le maratone intorno al mondo, ha adottato la regola di donare una somma prestabilita alla Fondazione ogni volta che qualcuno migliora il proprio tempo. 
Devo dire grazie ai donatori e alle tante persone che hanno creduto al progetto Trun – la sfida di Trullino e che mi hanno aiutato a farlo conoscere, a cominciare dalla mia società, la Almostthere. Questo premio vale più di tutte le medaglie delle corse”. 

Fedeli al Dono

Rete del Dono Fedeli al Dono Personal Fundraiser

Nicoletta Caraceni è uno dei personal fundraiser che meglio rappresenta chi rende generativa la cultura del dono, rimanendo fedele al dono in sé. Ossia al gesto del donare, senza tuttavia legarsi a un’unica buona causa, bensì con l’obiettivo di sostenere e di partecipare al bene comune. 
Nicoletta, infatti, ogni anno si fa ambassador di un progetto sempre diverso, scelto in base alle circostanze della propria vita. Questo le ha permesso comunque di creare nel tempo legami profondi e relazioni forti con le realtà che ha aiutato. Il suo impegno è dunque costante e vario allo stesso tempo.

Ecco come ha cominciato: “Ho iniziato a fare il personal fundraiser con Fabrizio Cosi, un caro amico e presidente dei Podisti da Marte. Ogni mese aiutavamo una non profit diversa cercando di seminare un po’ di bene in tutti i campi. Mi dava soddisfazione. Da lì è partito tutto. Ora mi piace dare un po’ della mia energia a volte a uno a volte all’altro. Se potessi clonarmi aiuterei tutti. In particolare trovo più appagante aiutare piccole non profit, spesso create da amici o da persone che conosco personalmente e che so con certezza che si rimboccano le maniche e hanno il giusto entusiasmo per fare la differenza”.

Quando Nicoletta si è ammalata di cancro e lo ha sconfitto, ha deciso di rendere generativa la sua esperienza personale sostenendo Fondazione Veronesi, partecipando a Pink is Good per la lotta al tumore al seno. Valeria Vitali l’ha incontrata e intervistata a Central Park nel 2014 in occasione della Maratona di New York.

La dedizione di Nicoletta è stata premiata in occasione della terza edizione dei Digital Fundraising Awards di Rete del Dono nel 2020 per la sezione dedicata agli Individui, proprio in occasione della sua settima raccolta fondi. Le donazioni di quell’anno sono andate a favore di Officina Genitori – I.C.1 di Ortona.

E non è finita, perché anche durante il periodo pandemico Nicoletta non si è tirata indietro con il progetto a favore dell’Ospedale Sacco di Milano FIGHTcoronavirus!, aperto in occasione del suo compleanno: “Perché avevo davvero bisogno di sentirmi utile. E' vero siamo chiusi in casa ma anche da casa possiamo fare tanto per sostenere gli ospedali, i medici gli infermieri che stanno facendo davvero l’impossibile per tutti noi. Questo è veramente il momento di aiutare. Il momento in cui la generosità è importante. Uniti si vince. Non ce lo scorderemo mai”.