Oltre le barricate-Barbara Barbato
Oltre le barricate-Barbara Barbato
Oltre le barricate-Barbara Barbato

Oltre le barricate

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Era una mattina del maggio 2015 quando, lavandomi, mi accorgo di un nodulo al seno sinistro; io sono un medico, mi ci vuole poco, dopo una più attenta autopalpazione in cui sento anche un piccolo linfonodo in  ascella, a rendermi conto che verosimilmente si tratta di un tumore e così, immediatamente, mi ritrovo dall’altra parte della barricata: da medico a paziente, ed in un solo momento rivivo tutte le paure, incertezze e bisogno di supporto che molte volte ho visto nei volti dei pazienti davanti a me.

Supporto che ho trovato immediatamente in tutti i medici dello IOV che ho incontrato (il Dott. Bozza in primis , sia per ordine temporale ma anche per la sua immensa disponibilità e capacità empatica), dai quali mi  sono lasciata accompagnare nella diagnosi e cura, senza andare a cercare notizie su internet per colmare le lacune di una materia a me non completamente nota come l’oncologia, ma affidandomi ciecamente alla chemioterapia propostami prima di sottopormi  all’intervento di mastectomia bilaterale e svuotamento ascellare.

Certo non è stato facile, ma affrontare con consapevolezza ogni passaggio mi ha aiutato a mantenere una serenità che non mi sarei aspettata; anche spiegare a mio figlio, che allora aveva 3 anni, ciò che mi stava succedendo, trovando le parole adatte alla sua età, non è stato semplice, ma raccontargli di quel “sassolino” al seno che la mamma doveva far sparire credo lo abbia aiutato a comprendere dapprima i cambiamenti fisici (perdita di capelli), poi il vedermi rimanere a casa dal lavoro, poi i giorni in cui passavo le giornate a letto per la stanchezza, poi la mia assenza per il ricovero in ospedale, quindi vedermi tornare a casa con i drenaggi…ed anche per lui credo sia stato un salto oltre la barricata verso un mondo più grande di lui.

Ma la barricata più alta da saltare credo sia stata quella del tabù della società verso il tumore, quello sguardo di paura/commiserazione che mi capitava di incrociare spesso nelle persone a cui parlavo della mia malattia, o semplicemente nei passanti (visto che avevo deciso di non usare parrucca e/o foulard perché mi sentivo maggiormente a mio agio nella mia testa pelata).

Ed è anche per cercare di abbattere questo tabù che ho deciso di partecipare a “run for IOV”, per mandare un messaggio di speranza e consapevolezza a tutte le donne che si dovessero trovare con un nuovo ingombrante ospite: il cancro.

Ebbene sappiate che è una patologia da cui sempre più spesso si può guarire, con un percorso sicuramente faticoso e difficile ma che, col senno di poi, ti lascia anche un qualcosa in più, come rivedere le proprie priorità nella vita, la scoperta di una forza che non si pensava di avere (e che mi porterà al traguardo della Maratona di New York), il saper apprezzare anche le piccole cose belle che capitano nella giornata ed il non sopravalutare, invece, problemi che tali non sono, capire di avere delle persone speciali al proprio fianco (non ringrazierò mai abbastanza Daniele per essermi stato accanto in tutto il percorso e Francesca per essermi stata accanto alle visite e terapie).

Per cui sono io a chiedere a voi ora un salto oltre la barricata: abbondonate i vostri tabù, incominciate a chiamare la malattia col suo nome (cancro, tumore, neoplasia), non nascondetevi, ma soprattutto…. DONATE, perché:

·       la ricerca ha bisogno del vostro aiuto affinchè in un futuro prossimo TUTTE le donne possano poter vincere la loro personale maratona contro il cancro al seno,

·       per aiutare e rimanere all’avanguardia la Breast Unit dello IOV,

·       per aiutare a sensibilizzare le donne alla prevenzione,

per aiutare questo progetto a trasmettere un messaggio di speranza per le pazienti attuali.

GRAZIE

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