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#teniamocistretti

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Uno dei tanti vantaggi della “vita d'artista” è la quasi totale mancanza di grandi responsabilità.

Nessuno è mai morto per un film brutto, per un quadro venuto male e neppure per una canzone sbagliata, se non, talvolta, chi quella canzone l'ha scritta.

E non è un privilegio da poco sapere che alla fine della tua giornata, nessuno pagherà per i tuoi errori.

Sì, è vero, trascorrere ore, ore e ore su furgone è noioso.

Così come lo è aspettare di fare il sound-check, aspettare di cenare, aspettare di esibirsi ma, diciamo la verità, la vita di un cardiochirurgo è decisamente più stressante.

Insomma, apparteniamo all'Inutile.

Un inutile relativo, s'intende: inutile rispetto a chi fa il medico o l'infermiere, o di chi, in generale, si assume la responsabilità dell'esistenza degli altri.

Eppure, proprio in questi giorni , l'Arte – in senso ampissimo – sembra costituire davvero, e non i termini retorici, un “bene di prima necessità”.

Aiuta a sentirsi meno soli e fare in modo che il tempo, infinito e squadernato che stiamo passando da soli in casa, assuma una forma.

Per carità, ci sono professioni molto più importanti della nostra e gli artisti continuano ad appartenere all'Inutile, ma mai come oggi, di questo inutile pare che non si riesca a fare a meno.

In questo momento, assomigliamo un po' all'orchestrina del Titanic: musicisti che suonano in una situazione difficile, consapevoli tuttavia che questa volta, il transatlantico non affonderà.

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