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Casa di Sant'Anna

Mission

UNA LUNGA STORIA DI ACCOGLIENZA
Casa di Sant’Anna dal 1990 accoglie gestanti, anche minorenni, e nuclei monoparentali con figli minori che si trovano in una situazione personale di disagio, legato a maternità difficile o indesiderata, marginalità o esclusione sociale, storie di maltrattamento e trascuratezza.

MISSION
Aiutare il nucleo mamma-bambino ad avviare un progetto di vita autonomo, favorendone la reintegrazione nella vita sociale e lavorativa. La relazione educativa che si costruisce nella condivisione della quotidianità è lo strumento privilegiato attraverso cui accompagnare il nucleo mamma-bambino a cogliere il senso e la bellezza della vita, sostenerlo nel percorso educativo anche per aprirsi a nuove relazioni ed amicizie, fino a favorire la ricerca di un lavoro per il raggiungimento dell’autonomia.

TESTIMONIANZE/STORIE DI ALCUNE MAMME CHE SONO STATE ACCOLTE A CASA DI SANT'ANNA

MOUNIA

“Magari potessi scrivere in italiano quello che sento nel mio cuore. Ringrazio tutte le operatrice di Casa Sant’Anna. Nonna Lory: io non ho una vera nonna, ma ti sento come se veramente fossi la mia nonna, soprattutto quando mi dici come essere una mamma giusta, ti ringrazio. Patty: la seconda mamma per me, quando lei mi guarda e io non mi sento bene, trovo che mi guarda e ha le braccia aperte. Ha un bel cuore e mi lascia parlare e mi sente non con gli occhi ma col cuore. Grazie mia madre. (…) Grazie per Casa Sant’Anna, perché c’è. Casa Sant’Anna non mi ha dato solo da mangiare, da vestire, una stanza ma una famiglia quando io non avevo famiglia, anche lontano dal mio paese. Qui ci sono persone bravissime che pensano anche alle piccole cose come medicine, quando hai bisogno di parlare, come accudire i bimbi. Non credo ci siano altre persone così al mondo, tutti pensano per sé, ma qui a Casa Sant’Anna le persone dimenticano le cose sue e aiutano e pensano a chi è accolto a Casa Sant’’Anna. Grazie mille." 

MARY.

Sono entrata in questa casa piena di dubbi e incertezze, piena di paura e di rancore verso tutto e tutti. Certo non è stato facile stare in questa casa, inserirmi con persone mai viste e conosciute, anche loro con i loro pregi e con le loro debolezze e problemi, ma ho conosciuto una nuova realtà e devo ammettere che mi mancheranno le serate davanti alla tv, i nostri litigi e i nostri momenti di allegria, le urla dei bambini e tante altre cose. Ho conosciuto donne forti che, nonostante i loro problemi, continuano a vivere serenamente la loro vita . Devo ringraziare proprio loro perché ho imparato che non sono sola e che non devo arrendermi mai per il bene mio e di mia figlia. Quando sono entrata pensavo solo al peggio e ora so che esiste una possibilità anche per me. So di non essere stata una ragazza facile da sopportare, per questo ringrazio anche le operatrici che mi sono state vicine nei miei momenti di crisi. Certo non dico che la Casa e la convivenza mi abbiano cambiato la vita, ma di certo mi hanno insegnato e dato più di quello che pensavo.

MARINA

“sono un’ortodossa russa, una ragazza madre. Ho deciso di rimanere sola con una bambina di tre mesi e mezzo piuttosto che continuare a vivere con suo padre, che spesso alzava le mani. La vita mi sembrava nera, ma dall’ospedale i servizi sociali mi hanno accompagnato a una casa d’accoglienza. Da quel momento, a 33 anni, ho avuto in dono una famiglia “di cuore”: la mia Casa Sant’Anna. In tre anni, con grande pazienza e amore, mi hanno tirato fuori dal buio, aiutandomi a mettere a posto i documenti, standomi vicino quando si ammalava la bimba, accompagnandomi nella ricerca del lavoro, portandomi da mangiare a letto quando le forze mi abbandonavano”

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