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Progetto EPIC

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Il Progetto EPIC (Evaluation of the Psychological Impact in Celiac disease) si propone di valutare l’impatto psicologico della diagnosi di celiachia e della dieta senza glutine sulle persone celiache.

La celiachia si cura escludendo completamente dalla dieta tutti gli alimenti che contengono glutine: un’alimentazione priva di glutine determina clinicamente la graduale normalizzazione della mucosa intestinale e la scomparsa nel sangue degli anticorpi antitransglutaminasi e di eventuali altri sintomi presenti prima della dieta.
L’eliminazione del glutine deve essere molto rigorosa ed è, a tutt’oggi, l’unico trattamento efficace, che va protratto per tutta la vita.
Per questo motivo, la scoperta della celiachia e la necessità di osservare una dieta priva di glutine, inevitabilmente, comportano una serie di difficoltà legate non soltanto alle implicazioni pratiche, ma anche e soprattutto alla sfera emotiva dell’individuo. Osservare rigorosamente una dieta senza glutine implica necessariamente un cambiamento delle abitudini alimentari che non può non riflettersi sullo stile di vita della persona.
Molte persone si avvicinano con determinazione alla dieta senza glutine, con tutte la sue quotidiane implicazioni, e affrontano con decisione le difficoltà di carattere organizzativo. Altre, anche se celiache da molto tempo, considerano la gestione della propria condizione un impegno difficile e costante.
Poco esplorate sono le dimensioni psicologiche legate alla celiachia che, a partire della diagnosi si intrecciano con la sfera emotiva e sociale dell’individuo, ed evolvono, con il protrarsi della dieta intesa come “prescrizione”, in base a quelle che sono le risorse che la persona sperimenta in relazione alla sua esperienza personale e sociale.
L’impatto psicologico iniziale incide sull’attivazione delle proprie capacità di organizzazione pratica, e determinare diversi, più o meno fortunati, percorsi di adattamento alla condizione celiaca.

È presumibile, inoltre, ipotizzare che anche per le persone più organizzate, la condizione celiaca potrebbe rappresentare, nel lungo periodo, una costante fonte di stress che, pur non comportando necessariamente difficoltà di ordine pratico e/o organizzativo, potrebbe incidere, più o meno fortemente, sulla sfera emotiva e sulla concezione di sé in relazione agli altri e al mondo esterno, e determinare il livello di benessere psicologico dell’individuo.
La conoscenza di queste dinamiche, nel breve e nel lungo periodo, può rappresentare una solida base per la progettazione di interventi volti a sviluppare fin dall’inizio la capacità di adattamento delle persone alla condizione celiaca e a mantenere un buon livello di benessere psicologico anche nel lungo periodo.
I risultati della ricerca permetterebbero di sviluppare progetti in ottica multidisciplinare. E’ evidente come la considerazione delle dimensioni psicologiche nella diagnosi e nella gestione di una malattia cronica, possano rafforzare la capacità di intervento dello staff clinico nella gestione del paziente nella fase acuta e nella fase di follow up legata principalmente alla aderenza alla dieta e alla gestione degli altri aspetti di sé nella vita quotidiana.

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