Luigi per Rotary Club Cassino-Luigi Di Murro
-Alessandro Betassa

Burundi, piccolo cuore africano

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“Sorvolando l’altopiano etiope si scorgono valli fossili, ataviche caldere di vulcani collassati nella notte dei tempi e terre fertili che nutrono tutto il corno d’Africa. Preferirei viaggiare a terra, ma da quassù il punto di vista è più oggettivo, permette di seguire il serpentare di una pista fin dove si perde nella foschia all’orizzonte, contrasta il verde del campo coltivato col bruciato del deserto che lo circonda, non ha confini né check point. Sarebbe bello se anche la terra fosse così, senza confini”. 

Così scrivevo all’inizio della mia ultima missione in Somalia, e ad oggi continuo a credere che una terra senza confini né check point sarebbe una terra migliore. La settimana prossima partirò di nuovo per l’Africa, andrò in Burundi insieme (e grazie) a CCM, un’organizzazione che oramai da quasi 50 anni si batte perché ovunque sia garantito il diritto alla cura.

La situazione sanitaria del Burundi è molto critica:  la speranza di vita alla nascita è di 54 anni (in Italia è di quasi 83), una delle più basse al mondo. Secondo i dati  dell’UNICEF nel rapporto del 2014 la mortalità nei bambini con meno di 5 anni è del 104 per mille, il dodicesimo peggiore al  mondo, le probabilità di morire per i bimbi con meno un anno è del 67 per mille mentre il tasso di mortalità neonatale (nei primi 28 giorni di vita) è di 36 neonati per 1000 nati vivi (in Italia di poco superiore al 2 per mille).

CCM ha disegnato un bellissimo progetto per abbattere la mortalità neonatale nella provincia di Cibitoke, nel nord del Paese, dove il “cuore” del Burundi si distende fra il Congo ed il Rwanda. Io ci credo e parto, se anche tu puoi fare qualcosa per aiutare CCM ed il suo sogno che porta avanti da decenni, fallo: io ti sarò grato, e lo saranno tutti i beneficiari del tuo dono.

Vi lascio con uno scritto che viene da quasi un secolo fa, eppure ancora così attuale, datato 17 febbraio 1917, di Antonio Gramsci:

“[...] L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. […] Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? […]”.

A presto,

Davide

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