-Uberto Pedeferri

La mia maratona da guerriero!

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Un bambino guerriero.

Cosa ci sarà poi tanto da scioccarsi nell’immaginarselo?

Non siamo stati forse noi adulti a coinvolgere, loro malgrado, milioni di bambini di tutto il mondo in guerre di cui non conoscono le ragioni ma le cui conseguenze devono combattere ogni giorno? Un bambino in territorio di guerra deve per forza diventare un vero e proprio guerriero se vuole difendere i propri diritti allo studio, alla salute e crescere in un paese in pace e senza privazioni. Ma non confondiamo: un bambino guerriero non è un bambino soldato! Il primo lotta per il proprio futuro, il secondo combatte con la violenza per degli interessi che non sono suoi, che non conosce e che provengono dal mondo degli adulti.

Ecco, per una volta e seppur simbolicamente, non tiriamoli dentro ai nostri casini ma mettiamoci noi al loro fianco, diventiamo anche noi dei piccoli guerrieri. Certo, sicuramente non li salveremo, un guerriero si salva da solo, si sa, ma possiamo prendere posizione e decidere da che parte stare: con loro o con la guerra, con i diritti o con l’ingiustizia, con il guerriero o con il soldato.

Per quanto mi riguarda, il mio modo di scendere in campo, al di là del lavoro che faccio, è ancora una volta correre. Stavolta si tratta della maratona di Milano, il prossimo 7 aprile: 42 km tutti di fila non li ho mai corsi! Voglio trasformarmi in un guerriero che armato di gambe, polmoni e cuore, affronterà, chilometro dopo chilometro, i proprio limiti fisici come l’acido lattico dei muscoli, il fiato che manca, le testa piena di pensieri ed i battiti accelerati del cuore, come se fossero una metafora del nemico, dei soprusi, dei diritti violati e delle privazioni che ogni bambino in guerra deve affrontare. Voglio una corsa che sia una specie di metafora della loro lotta, come se fosse un antico rituale dove ciò che si conquista simbolicamente può diventare strumento di guarigione se poi si trasforma in qualcosa di concreto nella realtà. 

Ed il modo più pratico e diretto per farlo è chiedervi, come già avevo fatto in passato, il vostro aiuto con una donazione alla campagna di COOPI “Aiuta un guerriero” a favore dell’istruzione dei bambini dell’Iraq che va proprio nella direzione di armare dei piccoli guerrieri irakeni di maggiori diritti, opportunità e, perché no, possibilità di sognare.
Da oggi fino al 7 aprile io sarò là fuori con un motivo in più per allenarmi, correrò come un guerriero scandendo ogni passo con quel vecchio urlo di battaglia che dice: “No Justice, no Peace!”

Grazie per il vostro sostegno,
Ubi

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