Un'iniziativa di
Pedalando per la Ricerca
Pedalando per la Ricerca 2023
ultimi aggiornamenti

lun 28 ago 2023
Amate gli Animali
[ITA]
“Amate gli animali, Dio ha dato loro un principio di pensiero e una gioia senza inquietudine. Non li turbate, non li tormentate, non togliete loro la gioia, non andate contro le intenzioni di Dio …” (Fëdor Dostoevskij)
“Noi siamo legati intimamente agli animali e ne siamo intimamente attratti, anche se spesso non ce ne accorgiamo, o fingiamo di dimenticarlo. Sarà perché essi ci dicono da dove veniamo, un mondo nel quale – nel bene e nel male – noi e loro eravamo infinitamente più vicini. Sono lì a ricordarcelo, muti testimoni delle nostre origini, del nostro passato. Forse basterebbe chiedersi perché, da sempre, i bambini sono così attratti e affascinati dagli animali …
Probabilmente è cominciata una nuova tappa nella storia dell’umanità. Ci sono voluti secoli per arrivare a capire che la donna non è un accessorio del maschio, che i neri non sono inferiori ai bianchi, che i padri sono importanti quanto le madri per lo sviluppo dei figli, che l’omosessualità non è una malattia. E questo – pur con continui strascichi e rigurgiti – è avvenuto in uno spazio infinitesimo, se paragonato allo scorrere dell’umanità.
Tutto, oggi, corre più in fretta. Forse già domani impareremo che dobbiamo amare e rispettare il nostro pianeta, per preservarlo e difenderlo con i suoi animali (ai quali, secondo la frase di Dostoevskij, non dobbiamo togliere la gioia, che è anche la nostra gioia), le sue piante, le sue acque, la sua aria. Perché, per il momento, è l’unico pianeta che abbiamo. E qui, almeno per ora, dovranno vivere i nostri figli e i nostri nipoti.” (Maurizio Quilici, Non togliete la gioia agli animali)
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[ESP]
“Amen a los animales, Dios les ha dado un principio de pensamiento y un gozo sin inquietud. No los molesten, no los atormenten, no les quiten la alegría, no vayan en contra de las intenciones de Dios ..." (Fëdor Dostoevskij)
“Estamos íntimamente atados a los animales y nos sentimos íntimamente atraídos por ellos, aunque muchas veces no nos demos cuenta o pretendamos olvidarlo. Será porque nos dicen de dónde venimos, un mundo en el que – para bien o para mal – nosotros y ellos estábamos infinitamente más cerca. Están ahí para recordarnos, testigos silenciosos de nuestros orígenes, de nuestro pasado. Quizás bastaría con preguntarse por qué los niños siempre se han sentido tan atraídos y fascinados por los animales …
Probablemente haya comenzado una nueva etapa en la historia de la humanidad. Fueron necesarios siglos para comprender que la mujer no es un accesorio del hombre, que los negros no son inferiores a los blancos, que los padres son tan importantes como las madres en el desarrollo de los hijos, que la homosexualidad no es una enfermedad. Y esto – aunque con continuas secuelas y reflujos – tuvo lugar en un espacio infinitesimal, en comparación con la historia de la humanidad.
Todo, hoy, corre más rápido. Quizás mañana aprendamos que debemos amar y respetar nuestro planeta, preservarlo y defenderlo con sus animales (a los que, según la frase de Dostoevskij, no debemos quitarles la alegría, que es también la nuestra), sus plantas, sus aguas, su aire. Porque, por el momento, es el único planeta que tenemos. Y aquí, al menos por ahora, tendrán que vivir nuestros hijos y nietos”. (Maurizio Quilici, Non togliete la gioia agli animali – No les quiten la alegría a los animales –)

lun 14 ago 2023
Il Ponte Arcobaleno
[ITA]
Qualche giorno fa, cercando nel web una frase appropriata per salutare un amico che aveva appena perso il suo amato cane, ho scoperto la leggenda del Ponte Arcobaleno …
“Arrivati al portale dell’infinito tutti noi un giorno avremo modo di scoprire che là vicino c'è un posto incredibile chiamato il Ponte Arcobaleno, dove continuano a correre e giocare i nostri compagni di viaggio, quelli che per il tempo che gli è stato concesso hanno vissuto al nostro fianco e che mai dimenticheremo. C'è cibo in abbondanza, acqua e sole, e i nostri amici sono al caldo e stanno bene.
Tutti gli animali che erano stati malati e vecchi sono in salute e vigore. Coloro che sono stati feriti o mutilati sono di nuovo sani e forti, proprio come li ricordiamo nei nostri sogni di giorni e tempi passati. Gli animali sono felici e contenti, tranne che per una piccola cosa; a ciascuno di loro manca qualcuno di molto speciale, che doveva essere lasciato indietro.
Corrono e giocano tutti insieme, ma la nostalgia per quelle voci, le carezze e i piccoli riti quotidiani è grande, e arriva il giorno in cui uno si ferma improvvisamente e guarda lontano. Tutti i sensi saranno all’erta, il corpo vibrerà di eccitazione, le zampe faticheranno a star ferme e il cuore palpiterà di impazienza. Poi, con un balzo in avanti, riprenderà a correre senza quasi sfiorare il prato sotto di sé, perché ti avrà visto e riconosciuto, arriverà da te quasi volando, lo raggiungerai senza fatica alcuna e vi abbraccerete ridendo, consapevoli che niente più potrà dividervi ancora. Ritroverà le tue mani e la tua voce, e tu il piacere di accarezzarlo e di godere del suo affetto incondizionato che tanto ti era mancato, sebbene mai era venuto meno il ricordo di lui, sempre vivo e presente nel tuo cuore.
E, allora, attraverserai in sua compagnia il Ponte Arcobaleno, che vi vedrà uniti per sempre.”
Condividere una parte di vita con un animale significa vivere un’esperienza di amore incondizionato, in cui impariamo responsabilità, rispetto, impegno, accudimento e pazienza in cambio di tanti momenti felici. Per questo la morte di un animale che abbiamo amato è una vera e propria esperienza di lutto, un trauma che lascia un immenso vuoto nel cuore e nella mente, comparabile alla perdita di una persona cara.
In questa leggenda, penso, si può trovare la speranza per armonizzarci con le leggi della vita ed accettare questa perdita, prima o poi inevitabile.
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[ESP]
Hace unos días, mientras buscaba en intenet una frase adecuada para saludar a un amigo que acababa de perder a su amado perro, descubrí la leyenda del Puente Arco Iris …
“Llegados al portal del infinito, un día todos podremos descubrir que ahí cerca hay un lugar increíble llamado el Puente Arco Iris, donde siguen corriendo y jugando nuestros compañeros de viaje, los que por el tiempo que les ha sido concedido vivían a nuestro lado y que nunca olvidaremos. Hay mucha comida, agua y sol, y nuestros amigos están protegidos y cómodos.
Todos los animales que han estado enfermos y viejos están sanos y vigorosos. Aquellos que han sido heridos o mutilados están sanos y fuertes nuevamente, tal como los recordamos en nuestros sueños de días y tiempos pasados. Los animales son felices para siempre, excepto por una pequeña cosa; cada uno de ellos extraña a alguien muy especial, que necesitaban dejar atrás.
Todos corren y juegan juntos, pero la nostalgia por esas voces, las caricias y los pequeños rituales cotidianos es grande, y llega el día en que uno se detiene de repente y mira a lo lejos. Todos los sentidos estarán alerta, el cuerpo vibrará de emoción, las patas lucharán por mantenerse quietas y el corazón palpitará de impaciencia. Luego, con un salto hacia adelante, volverá a correr sin casi tocar la hierba debajo de él, porque te habrá visto y reconocido, casi volará hacia ti, lo alcanzarás sin ningún esfuerzo y se abrazarán entre risas, conscientes de que nada más podrá volver a separarlos. Volverá a encontrar tus manos y tu voz, y tú el placer de acariciarlo y disfrutar de su cariño incondicional que tanto extrañabas, aunque nunca había faltado el recuerdo de él, siempre vivo y presente en tu corazón.
Y, luego, cruzarás en su compañia el Puente Arco Iris, que los verá unidos para siempre.”
Compartir una parte de la vida con un animal significa vivir una experiencia de amor incondicional, en la que aprendemos responsabilidad, respeto, compromiso, cuidado y paciencia a cambio de muchos momentos felices. Por esto la muerte de un animal que hemos amado es una verdadera experiencia de duelo, un trauma que deja un inmenso vacío en el corazón y la mente, comparable a la pérdida de un ser amado.
En esta leyenda, creo, se puede encontrar la esperanza de armonizar con las leyes de la vida y aceptar esta pérdida, tarde o temprano, inevitable.

dom 30 lug 2023
Coco e Diego
[ITA]
Mio padre, soprannominato “Coco”, è un uomo di poche parole, anzi pochissime. Quando parliamo al telefono il numero di parole delle sue domande e risposte è misurato, giusto, portato al minimo necessario per farsi capire.
Inoltre, mio padre è una persona positiva, super positiva. Nelle nostre chiacchierate i problemi non fuoriescono mai, se non introdotti da me; non mi ricordo una volta che mio padre abbia portato a tavola un problema, li teneva tutti per lui, li risolveva tutti da solo e senza tanti preamboli.
Per più di trent’anni mio padre ha avuto un mercato, attaccato alla nostra casa, su una delle vie più trafficate del quartiere e a metà strada tra il centro e la periferia della città. Tanti bambini, perlopiù provenienti da famiglie molto povere ed emarginate, passavano ogni mattina davanti al negozio per andare a scuola e a mezzogiorno per tornare a casa; per loro, una sosta al mercato di mio padre era quasi obbligatoria, necessaria.
Il Coco li aspettava sempre sorridente e disponibile a lasciare le sue attività in corso per prepararli in pochi minuti dei panini con il formaggio e la mortadella, o il salame milano, o quello che trovava nel frigo del negozio; a volte regalava anche qualche frutta o dei biscotti. Mi ricordo i sorrisi pieni di questi bambini, li vedevo in prima persona dato che anch’io facevo la stessa routine, ma la strada verso la mia scuola era nel senso opposto, verso il centro della città.
Sono passati gli anni, mi sono laureato di ingegnere, mi sono sposato e con Ivón siamo andati a lavorare e vivere all’estero; nel frattempo i miei sono andati ad abitare in un altro quartiere.
In una delle nostre scappate in Argentina vado a fare visita agli amici del negozio di materiali di costruzione che ancora oggi è situato nell’angolo opposto a quello che occupava il mercato di mio padre. Mentre parlo con il titolare, un amico di famiglia, si avvicina un uomo un po’ più giovane di me che ci guardava e ascoltava da qualche minuto e aveva già intuito che ero uno dei figli del Coco.
Questa persona mi racconta che era uno dei tanti bambini che ogni mattina non vedeva l’ora di attraversare tutta la città per arrivare al mercato e trovare mio padre prima di andare a scuola, … e che i panini del Coco erano la cosa più ricca che si ricorda, a volte l’unica cosa che mangiava durante tutta la giornata. E si ricordava dei sorrisi di mio padre e del suo monito di non lasciare la scuola. Ascolto questa persona per minuti, mentre mi parla tutti i miei ricordi vengono fuori spontaneamente; mi limito a chiederle soltanto cosa fa oggi, mi risponde “faccio il muratore, avrei voluto fare l’ingegnere, ma va bene così, … grazie a tutto quello che ci ha donato il Coco non ho lasciato la scuola, ho un mestiere ed una bellissima famiglia”.
Mio padre senza dire una parola ci ha insegnato tantissimo, e so che mio fratello Diego fa la stessa cosa che ha sempre fatto il Coco, … ma in un quartiere diverso.
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[ESP]
Mi padre, apodado "Coco", es un hombre de pocas palabras, muy pocas. Cuando hablamos por teléfono el número de palabras de sus preguntas y respuestas es medido, justo, el mínimo necesario para hacerse entender.
Además, mi padre es una persona positiva, súper positiva. En nuestras charlas no se habla jamás de problemas, a menos que sea yo a proponerlo; no recuerdo una vez que mi padre haya hablado de un problema durante el almuerzo o la cena, se los guardaba todos para èl, los resolvía solo y sin muchos preámbulos.
Durante más de treinta años mi padre tuvo un mercado, al lado de nuestra casa, en una de las calles más transitadas del barrio y a mitad de camino entre el centro y las afueras de la ciudad. Muchos niños, en su mayoría provenientes de familias muy pobres y marginadas, pasaban por el negocio todas las mañanas para ir a la escuela y al mediodía para volver a sus casas; para ellos, una parada en el mercado de mi padre era casi obligatoria, necesaria.
El Coco siempre los esperaba sonriente y disponible para dejar lo que estaba haciendo y prepararles en pocos minutos sándwiches con queso y mortadela, o salame milán, o lo que había en la heladera del negocio; a veces también les regalaba alguna fruta o galletitas. Recuerdo las sonrisas de felicidad de estos niños, lo veía cada mañana ya que hacía la misma rutina, pero mi caminata hacia la escuela era en el sentido opuesto, hacia el centro de la ciudad.
Pasaron los años, me gradué de ingeniero, me casé y con Ivón nos fuimos a trabajar y vivir al exterior; mientras tanto mis padres se mudaron a otro barrio.
En una de nuestras escapadas en Argentina voy a visitar a unos amigos del negocio de materiales de construcción que aún hoy se encuentra en la esquina opuesta a donde estaba el mercado de mi padre. Mientras hablaba con el dueño, un amigo de la familia, se acerca un hombre poco menor que yo que llevaba varios minutos observándonos y escuchándonos y ya había adivinado que yo era uno de los hijos del Coco.
Esta persona me dice que era uno de los tantos niños que no veían la hora de cruzar toda la ciudad cada mañana para llegar al mercado y encontrar a mi padre antes de ir a la escuela, ... que los sándwiches del Coco eran lo más rico que se recuerda, que a veces era lo único que comía en todo el día. Y recordaba las sonrisas de mi padre y su advertencia de no dejar la escuela. Escucho a esta persona por minutos, mientras me habla todos mis recuerdos vuelven a mi mente espontáneamente; me limito a preguntarle qué hacía, me responde "soy albañil, me hubiera gustado ser ingeniero, pero está bien así, ... gracias a todo lo que nos ha donado el Coco no dejé la escuela, tengo un trabajo y una hermosa familia".
Mi padre sin decir una palabra nos ha enseñado muchísimo, y sé che mi hermano Diego hace la misma cosa che hacía el Coco, … solo que en un barrio distinto.