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55 km per 12mila vite in bilico

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Sono Letizia, faccio corsa in montagna come hobby, lo faccio perché sono nata nella parte "giusta" del mondo e posso serenamente muovermi tra boschi e cime senza temere per la mia vita. Lo faccio perché posso dormire con un tetto sulla testa, e tutti i giorni mangiare adeguatamente, perché anche se donna, nessuno me lo vieta. Ma tutto questo è per puro caso.   Mentre mi preparo tranquillamente per la mia prossima gara, la notte tra l' 8 e il 9 settembre un incendio devastante distrugge l'80% del CAMPO RIFUGIATI DI MORIA, LESBO, in Grecia. Qui erano accolte dodicimila persone in fuga da guerra, violenze e in cerca di una possibilità di rinascita, persone in lotta per un posto privo di pericoli dove vivere. Si parla di un campo con capacità ufficiale di accoglienza di 2800 ospiti, quindi già pieno 4 VOLTE LA SUA CAPIENZA, con tutte le carenze di servizi igienici che in questo periodo con l' emergere del Covid-19 sono diventate ancora più gravi. Ho visto con i miei occhi cosa vuol dire il sovraffollamento in un campo profughi durante un periodo di volontariato a Salonicco, e i rischi per la sicurezza soprattutto di minori e donne. Non dimentichiamo che si tratta di persone IN FUGA da contesti dove la loro incolumità è costantemente a rischio, in cerca di protezione in Europa. Ora queste 12000 persone si trovano letteralmente per strada, senza possibilità di risposta ai bisogni essenziali, e con il rischio di attacchi da parte della quota della popolazione locale che vorrebbe i profughi cacciati dall' isola.   INTERSOS, che ha nell' intervento immediato in situazioni di emergenza e crisi la sua mission, descrive la situazione, parlando del nuovo campo allestito come soluzione per le migliaia di persone attualmente accampate nei 3 km di asfalto fuori da Moria.    "Nel campo non vengono forniti materassi, le tende non state posizionate a una distanza di sicurezza sufficiente e, al momento dell’ingresso, alle persone vengono confiscati telefoni, rasoi, lacci per le scarpe e collane, esattamente come in un carcere. "   INTERSOS ha iniziato a lavorare in stretto coordinamento con gli altri attori umanitari presenti a Lesbo per identificare aree e gruppi di persone per i quali gli aiuti sono più necessari, indirizzando verso di essi il proprio intervento. "I bisogni più urgenti individuati sono la distribuzione di generi di prima necessità, in particolare per donne e bambini, l’accesso all’acqua e ai servizi igienici."   Ho deciso allora di correre la mia prossima gara, il Valdambra Trail, che partirà l'11 ottobre, AL FIANCO DI QUESTO TEAM. Durante i 55 km nelle foreste che mi aspettano, vi inviterò a collaborare anche con poco alla risposta che INTERSOS sta dando a questa emergenza. In questi pochi giorni prima dello start, vi terrò aggiornati sugli sviluppi, e anche dopo continuerò a invitarvi a fare la vostra parte. Perchè NON è VERO CHE NON POSSIAMO FARE NIENTE, e ogni piccolo contributo (anche l'equivalente di una colazione al bar) può fare la differenza nella vita di qualcuno!

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