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Le cause ambientali anche in Italia non sono più temi di nicchia. Lo dimostra la campagna del Climate Social Camp, il meeting europeo dei Fridays for Future in programma a Torino dal 25 al 29 luglio prossimi. Ottimi numeri che ci dicono che parlare di cambiamenti climatici non è più solo “cosa da ambientalisti”.

 

Il grande raduno di Torino

“Dopo il primo Meeting europeo del movimento, tenutosi a Losanna nel 2019, nel 2020 sarebbe toccato a Torino. Ora, dopo 2 anni di pandemia, ci siamo” racconta Andrea John Dejanaz, Presidente dell’associazione Giustizia Climatica Ora e attivista di Fridays For Future. “Abbiamo però voluto trasformare un forum dedicato ai delegati dei vari Paesi in un evento allargato, per coinvolgere tutta la rete di realtà sensibili ai temi ambientali con dibattiti e incontri”. Un’impresa titanica, che da maggio vede coinvolti oltre 40 rappresentanti di associazioni per far muovere la macchina organizzativa tra permessi e adempimenti burocratici.

 

Una campagna per dribblare il Greenwashing

Un’esperienza nuova per questi giovani, che hanno imparato giorno per giorno cosa volesse dire organizzare un evento di tale portata. Ben presto è emersa anche la necessità di raccogliere fondi per far funzionare al meglio il tutto. “Spesso però le aziende più propense a sostenere queste iniziative sono le più coinvolte nelle crisi climatiche. Ecco perché abbiamo voluto chiamare a raccolta la cittadinanza con una campagna di Crowdfunding: per renderci indipendenti e smarcarci dal rischio che qualcuno potesse fare Greenwashing proprio con questo evento”. E con quasi 17mila euro raccolti, le donazioni stanno dimostrando che le cause ambientali sanno coinvolgere anche in Italia.

 

Tutti coinvolti nella raccolta fondi

Quando la raccolta fondi non è solo affare del fundraiser ma coinvolge tutta l’organizzazione, decolla: “Non è la nostra prima campagna di Crowdfunding, ma questa volta sapevamo come farla funzionare: abbiamo applicato tutti i consigli che ho appreso nel corso di Fondazione CRT. Innanzitutto tutte le realtà coinvolte hanno donato loro per prime e hanno condiviso tempo, energie e contatti per partire al meglio”. Poi l’attivazione è passata dai canali social del movimento, delle singole associazioni e di personalità legate alla causa; dal mailing digitale, con netti incrementi di donazioni nei giorni di appello; e da eventi in presenza come concerti e biciclettate per far conoscere il meeting.

Oltre l’ambientalismo classico

Ad essere coinvolti non sono solo i giovani, sicuramente i più attenti alla difesa dell’ambiente: se infatti da una parte registriamo tanti nuovi utenti sulla piattaforma, dall’altro sembra che “i temi ambientali si siano trasformati in universali: non si tratta solo di alberi o animali, ma di problemi da cui dipende il benessere delle persone. Il prezzo dell’energia, le catastrofi naturali, la siccità sono temi sociali, non riguardano solo il mondo naturale. Le persone iniziano a capirlo e ciò allarga tantissimo la platea per affinità e per sensibilità a cause correlate”. Una su tutte, l’emergenza migratoria: una convergenza di target che ci dice che i temi ambientali sono finalmente usciti dall’angolo in cui erano relegati dall’ambientalismo anni Novanta.

Elisa Rosso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso Università di Torino, lavora da sempre nel non profit e nel sociale con un significativa esperienza nel settore raccolta fondi di grandi e piccole ONP (Amnesty International e NutriAid). Nell’autunno 2016 approda in Rete del Dono, dove si occupa di dare assistenza e consulenza alle ONP e alle Fondazioni per la promozione dei loro progetti e l'ottimizzazione delle campagne di raccolta fondi.

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