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Fundraising

La cura dei volontari Personal Fundraiser

Di Agosto 3, 2023Agosto 17th, 2023No Comments3 min read

Raccogliere fondi per la cooperazione internazionale non è facile, soprattutto con il Crowdfunding. Eppure AMKA Onlus ci riesce, grazie a un programma di coltivazione e cura dei propri volontari Personal Fundraiser che negli anni le ha permesso di costruire una community solida, affezionata ed entusiasta, in grado di attivare ogni volta centinaia di donatori.

La campagna 2023

Dopo Let’s Congo nel 2021 (oltre 20mila euro raccolti) e AMKA è Donna nel 2022 (oltre 25mila euro), l’associazione quest’anno ha lanciato Costruiamo indipendenza. “La formula è sempre la stessa” spiega Alessandra Castellani, Responsabile Raccolta Fondi. “Abbiamo creato una campagna portante incentrata sull’operatività sul campo dei volontari in partenza. Il filo conduttore quest’anno è l’autosostenibilità delle comunità locali e dei progetti. Poi le raccolte dei singoli Personal Fundraiser hanno obiettivi specifici, a seconda del progetto e del Paese (Repubblica Democratica del Congo o Guatemala) di destinazione del loro viaggio”.

Una formazione specifica

Favorire l’accesso a cure mediche e servizi igienici essenziali; promuovere la capacità delle donne di contribuire allo sviluppo della propria famiglia; offrire un’istruzione di qualità alle giovani generazioni; combattere l’insicurezza alimentare e la malnutrizione. Le singole raccolte fondi sono varie e hanno come testimonial i volontari stessi impegnati sul campo. “Il nostro Laboratorio di Formazione al Volontariato internazionale dura 4 mesi e termina con l’esperienza all’estero. Il coinvolgimento in attività concrete anche in Italia fa parte del pacchetto, così come è richiesto (senza diventare obbligatorio) l’impegno di aprire una raccolta fondi”.

Il coinvolgimento dei Personal Fundraiser passati

L’attivismo e la comunicazione di ciò che si fa è, insomma, uno degli obiettivi della formazione pre partenza. Già questa è una novità, perché spesso le organizzazioni tralasciano del tutto questi aspetti e si concentrano solo sul racconto delle comunità locali e della situazione umanitaria dei luoghi di destinazione. “Il nostro percorso anno dopo anno è sempre più strutturato. Quasi un corso professionalizzante, dove spieghiamo le tecniche base del fundraising e coinvolgiamo i Personal Fundraiser delle passate edizioni per presentare i propri case studies. Con i loro consigli pratici, abbassano le paure di chi non si sente all’altezza e generano entusiasmo e spirito di emulazione”.

I vantaggi di questo approccio

Oltre al successo della campagna, questa impostazione affinata nel tempo sta portando una serie di benefici all’organizzazione.

  1. Aumenta la fidelizzazione dei volontari. “Inserire anche una raccolta fondi tra gli obiettivi del viaggio massimizza la percezione che ciascun partente ha del proprio impatto”. La sfida solidale, poi, crea unione e condivisione tra i Personal Fundraiser e aumenta il legame con l’organizzazione.
  2. Allunga la durata dell’impegno. Coinvolgere i “vecchi” Personal Fundraiser come formatori negli anni successivi è un modo per valorizzare, anche a distanza di tempo, il loro impegno. “È anche un pretesto per invitarli a partecipare alla vita associativa, cosa che di solito invece tende a scemare dopo il ritorno dal viaggio e la conclusione del percorso”.
  3. Favorisce la trasparenza. La percezione di trasparenza dell’associazione cresce grazie alle tante persone che ci mettono la faccia e, presso le proprie cerchie, garantiscono sul buon operato dell’organizzazione. “Ogni percorso termina con la rendicontazione della propria esperienza, sia narrativa che economico-finanziaria”.
  4. Le raccolte personali vanno meglio. Condividendo trucchi, consigliandosi a vicenda e grazie a un buon coinvolgimento emotivo, anche chi si sente meno portato per una raccolta fondi di solito raggiunge l’obiettivo. “Ci sorprendiamo ogni anno di come persone diverse riescono a trovare ognuna il suo modo di coinvolgere i donatori”.
  5. Una meccanica pensata ad hoc per la piattaforma. “Dopo 3 anni ci rendiamo conto che aver studiato il funzionamento di Rete del Dono e avervi adattato questo meccanismo rende tutto più naturale. Sfruttiamo al massimo la tecnologia che abbiamo a disposizione”.
Elisa Rosso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso Università di Torino, lavora da sempre nel non profit e nel sociale con un significativa esperienza nel settore raccolta fondi di grandi e piccole ONP (Amnesty International e NutriAid). Nell’autunno 2016 approda in Rete del Dono, dove si occupa di dare assistenza e consulenza alle ONP e alle Fondazioni per la promozione dei loro progetti e l'ottimizzazione delle campagne di raccolta fondi.

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