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Percorrere a ritroso il viaggio di tantissimi profughi che fuggono da guerra e povertà: è l’idea che è venuta a Giovanni Longo, medico e cicloturista che ha deciso per la prima volta di unire una sua “impresa” sulle due ruote a una causa umanitaria. Quella di Unicef, con la campagna In sella per la felicità.

Un aiuto concreto

“Faccio viaggi in bici da 10 anni, ma fino ad oggi non mi ero mai interessato a dare una connotazione sociale alle mie sfide sportive – racconta Giovanni – Notavo che tante volte si trattava di indossare una maglietta per sensibilizzare verso l’una o l’altra causa, ma non mi sembrava un modo concreto di attivarmi”. Poi ha scoperto la possibilità di diventare Personal Fundraiser, e le cose sono cambiate: “Trasformare questo viaggio in un’iniziativa umanitaria, con una raccolta fondi, è per me l’unico modo per lasciare davvero un impatto in un’emergenza di fronte alla quale mi sentirei altrimenti impotente”.

Per non dimenticare le guerre in Siria e Afghanistan

Così Giovanni sta pedalando da Venezia a Istanbul (2000 km in poco meno di 2 settimane) attraverso le stesse strade che percorrono i migranti Siriani e Afgani, popoli che ogni anno si piazzano all’ultimo posto del World Happiness Report, la ricerca delle Nazioni Unite sulla felicità dei Paesi del mondo. “Avevo già in mente di raggiungere Istanbul, ma farlo seguendo la Rotta Balcanica aggiunge un senso in più al mio andare. La scelta di Unicef? Perché per essere credibile devo chiedere alle persone di sostenere una realtà trasparente e di cui io per primo ho fiducia”.

Il potere delle due ruote

Sono già molti i messaggi di sostegno, anche inattesi: “Mi ha colpito quello di un mio professore delle superiori e la donazione di una mia ex compagna di banco. Mi sento più carico rispetto al solito, questa volta quelle che in fondo sono le mie ferie hanno una dimensione pubblica: a fine giornata metterò sempre un aggiornamento sui social. Raccogliere fondi in bicicletta funziona perché la difficoltà dell’impresa incuriosisce, emoziona e ispira le persone ad agire”. Perché il sudore versato in sella ricorda che, per dare il proprio contributo, un po’ bisogna faticare. Giovanni ci mette gambe e cuore, noi solo qualche euro.

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Aldo Lubrani

Laureato con lode in Relazioni Internazionali presso Università degli studi Roma Tre, Master in Europrogettazione presso Europa Business School di Bologna. Google Digital Training Certificate. Lavoro da anni nel settore Digital, Fundraising e Non Profit. Su Rete del Dono ricopro il ruolo di Project Manager nell'ambito Comunicazione, Digital e Personal Fundraising. Appassionato di viaggi, natura, pittura.

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