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Come ogni anno, torna il periodo delle dichiarazioni dei redditi e con esso le organizzazioni non profit si concentrano sulle proprie campagne 5×1000 2×1000 e 8×1000. Un appuntamento che non può mancare nella pianificazione dell’anno e che è un’ottima occasione per testare la capacità di ogni ente non profit di coinvolgere i propri sostenitori più fedeli e i propri stakeholder in un vero percorso di Community Fundraising.

5×1000 2×1000 e 8×1000

5×1000 2×1000 e 8×1000 sono tutte percentuali dell’imposta sui redditi delle persone fisiche che il contribuente ha l’opportunità di devolvere a enti del Terzo Settore, partiti politici e confessioni religiose piuttosto che allo Stato. Non sono vere e proprie donazioni, perché queste imposte andrebbero comunque devolute allo Stato. Per questo stesso motivo, la scelta di destinare i diversi per mille non comporta alcun esborso per il contribuente. L’una non esclude l’altra: si possono indicare tutte al momento della dichiarazione dei redditi.

5×1000 cos’è

Introdotto nel 2005, il 5×1000 consente ai cittadini di devolvere il 5‰ del proprio IRPEF a realtà non profit attive nei diversi comparti ovvero:

  • Enti del Terzo Settore (ETS), comprese le Cooperative Sociali ed escluse le Imprese Sociali costituite in forma di società.
  • Enti della ricerca scientifica e dell’Università e gli enti della ricerca sanitaria.
  • Il Comune di residenza del contribuente.
  • Associazioni Sportive Dilettantistiche, riconosciute ai fini sportivi dal CONI a norma di legge, che svolgono una rilevante attività di interesse sociale.
  • Resta inoltre possibile la destinazione del contributo anche per il finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici (disciplinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 luglio 2016) e per il sostegno agli enti gestori delle aree protette (la cui disciplina è contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2019).

Per destinarlo basta firmare nel riquadro corrispondente al settore o comparto di interesse e inserire il Codice Fiscale dell’ente beneficiario nell’apposita pagina della dichiarazione dei redditi (qui l’elenco di tutti i beneficiari accreditati appena pubblicato dall’Agenzia delle entrate). Se invece si firma, ma non si specifica il Codice Fiscale, il 5×1000 verrà ridistribuito in modo proporzionale tra tutti i soggetti beneficiari del comparto selezionato.

5×1000 per la cultura

Nonostante le cause culturali siano tradizionalmente percepite come meno urgenti rispetto a quelle sanitarie o sociali, il settore arte e cultura è in crescita. Alcune realtà, se sono già iscritte al RUNTS, sono nel comparto dedicato a ETS, Onlus e Cooperative sociali. Dal 2017 c’è però anche un apposito comparto dedicato alle organizzazioni che si occupano di tutela e valorizzazione di beni culturali e paesaggistici, dove i beneficiari possono essere:

  • Enti senza scopo di lucro, legalmente riconosciuti, che realizzino, conformemente alle proprie finalità principali definite per legge o per statuto, attività di tutela, promozione o valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici e che dimostrino di operare in tale campo da almeno 5 anni.
  • Il Ministero della Cultura stesso e gli istituti del medesimo Ministero dotati di autonomia speciale.

Attualmente le realtà iscritte sono ancora poche (154) e nel 2021 hanno ottenuto fondi per un importo pari a 2 milioni di euro, il 70% del quale raccolto dal FAI.

2×1000 alla cultura: il grande assente

Testato nel 2016 e riproposto nel 2021 come misura di supporto al settore culturale nel dopo pandemia, il 2×1000 riservato alle associazioni culturali non è stato previsto né per il 2022 né purtroppo per il 2023. Un’occasione mancata che darebbe al contribuente l’opportunità di non dover scegliere tra la cultura e altre cause, abbassando così la concorrenza. Una misura che potrebbe interessare oltre 60mila associazioni culturali presenti in Italia, anche se l’adesione nei due anni di test è stata ancora molto bassa (3.060 nel 2021 con quasi 12 milioni di euro raccolti e circa 12 mila firme). 

8×1000 cos’è

L’8×1000 è la quota del proprio IRPEF che il contribuente può destinare allo Stato per una serie di attività o alle confessioni e credo religiosi, firmando nell’apposito riquadro. In Italia va in gran parte alla Chiesa Cattolica, ma altre confessioni si stanno strutturando per comunicare in modo efficace il proprio impegno, come la Chiesa Valdese. Interessante l’iniziativa della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, che per lanciare l’8×1000 Avventista ha partecipato alla Milano Marathon 2023 raccogliendo oltre 11mila euro.

Community Fundraising per 5×1000 2×1000 e 8×1000

I vari x1000 sono opportunità per lavorare sul coinvolgimento delle proprie community, interrogandosi su come cominciare un dialogo con queste persone. Soprattutto per quelle realtà che ancora non sono dotate di strumenti per relazionarsi in modo costante con i propri donatori. Più che per qualsiasi altra forma di raccolta fondi, infatti, il target di queste campagne sono i sostenitori più vicini all’organizzazione. Quelli così vicini da ricordarsi di essa e preferirla a qualsiasi altra nel momento della compilazione della dichiarazione dei redditi. È un modo per “contarsi” insomma e per avere dei dati su come viene percepita l’attività dell’organizzazione. Se infatti non si hanno i nomi di chi firma per il nostro ente, si possono conoscere il numero di firme e l’importo totale ottenuto.

5×1000 2×1000 e 8×1000: 5 idee per una campagna efficace

Un dato sul 5×1000 per la cultura parla chiaro: nel 2021 di 60mila firme oltre la metà erano prive di Codice Fiscale e quindi di indicazioni precise circa l’ente beneficiario. Ciò significa che per sfruttare appieno questo strumento le organizzazioni non profit devono saper affrontare alcune sfide:

  1. Far conoscere ai propri sostenitori l’importanza di esercitare questo diritto e spiegare in modo chiaro come si può destinare. Il digitale può aiutare, così come la messaggistica istantanea e gli SMS.
  2. Imparare a raccontare quale impatto sono in grado di generare nella società. Può essere welfare sociale e culturale, contrasto a povertà educative, inclusione, miglioramento della qualità della vita nel proprio territorio.
  3. Sforzarsi di individuare ogni anno una progettualità diversa da eleggere come traino della campagna. Su di essa bisogna creare uno storytelling diverso e coinvolgente. Fornire anche dei cost examples aiuta chi deve scegliere a capire in che modo può contribuire.
  4. Imparare a rendicontare e a crescere in termini di trasparenza, dimostrando come questo sostegno pubblico si possa trasformare in azioni concrete sul territorio.
  5. Imparare a pianificare in modo efficace una campagna. Per via delle diverse scadenze di presentazione dei 730 e CU, infatti, quella del 5×1000 è diventata quasi di lunghezza annuale. Interessa infatti i mesi da marzo a fine ottobre. Tenere vivo l’interesse dei donatori per molti mesi non è semplice. 
Marianna Martinoni

Fundraiser, consulente e formatrice nel settore del fundraising è specializzata nel fundraising per le organizzazioni che operano nel settore culturale. All’attività di consulenza affianca una costante attività come speaker e formatrice all'interno di percorsi di formazione universitaria e post universitaria su tutto il territorio nazionale. Nel 2015 ha fondato Terzofilo, gruppo di consulenza sul fundraising con sede a Padova. Da aprile 2019 è inserita nella lista di esperti di Fundraising e Mecenatismo culturale del MIC - Ministero della Cultura. E' Socia ICOM e sin dall’inizio della sua attività è socia attiva di ASSIF - Associazione Italiana Fundraiser di cui ha sposato il codice etico.

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