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Grazie agli enormi progressi della scienza e della ricerca oggi, in molti casi, si può guarire da un tumore maligno: è fondamentale sostenere gli studi in questo settore affinché il cancro diventi a pieno titolo una malattia curabile

Si può guarire da un tumore maligno? La risposta è sì. Si può guarire, in molti casi. Ci sono persone che hanno avuto una diagnosi di tumore e che, dopo la cura, hanno conquistato un’aspettativa di vita pari a chi non ha mai avuto tale diagnosi (un paziente su quattro in Italia). Queste persone si possono definire “guarite” dal tumore. Per alcuni tipi di tumore la percentuale di persone guarite è molto alta, per altre resta ancora minoritaria.

La ricerca in questo campo sta facendo passi da gigante – la probabilità di guarire è aumentata di circa il 10% in 10 anni per la maggior parte dei tumori – e possiamo sperare concretamente che nei prossimi anni il numero di persone guarite dal cancro cresca in modo significativo. Ricordando che è determinante e di fondamentale importanza la diagnosi precoce: ovvero, occorre fare prevenzione e controlli periodici.

Si può guarire da un tumore maligno? I dati e lo stato attuale

Sommando le diverse tipologie di tumore, la probabilità di guarire dopo un tumore in Europa è pari al 39% negli uomini e al  51% nelle donne. I dati sono stati elaborati da uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista International Journal of Epidemiology. L’età è una variabile importante: guariscono i due terzi dei pazienti che hanno avuto la diagnosi prima dei 45 anni di età, un terzo di coloro che sono stati diagnosticati a partire dai 65 anni.

Aggiungiamo inoltre che per i pazienti che non guariranno, la sopravvivenza è aumentata notevolmente, seppur con differenze significative a seconda del tipo di tumore. Oggi, in Italia, passando ai dati di Asco, ci sono circa 3,6 milioni di persone vive dopo una diagnosi di tumore, con un aumento del 37% rispetto a 10 anni fa.

Il concetto di guarigione

Non è semplice definire il concetto di guarigione. In questo caso, guardando ai dati, ci si attiene alla riconquista di un’aspettativa di vita pari a chi non ha avuto questa malattia, dunque alla vita della popolazione generale. Questo è un dato importantissimo. Un altro dato a cui si fa solitamente riferimento è l’assenza di segni della malattia a cinque anni dalla diagnosi: in questo caso si parla di remissione completa della malattia.

Dopodiché, è altrettanto vero che dopo una diagnosi di tumore molte cose cambiano, su tanti piani. In primis sul piano psicologico: occorre convivere talvolta con la paura, in altri casi con una diversa consapevolezza. Ci sono poi diversi esami e controlli da sostenere, seppure in funzione preventiva. Esiste anche la possibilità che il cancro, una volta curato, diventi una malattia cronica ma non progressiva, richiedendo un trattamento costante.

Inoltre è purtroppo vero che, anche ad anni dalla diagnosi – e dalla guarigione – gli ex pazienti oncologici devono confrontarsi con questa condizione ormai superata in molti ambiti della vita. Uno dei principali è quello dei finanziamenti economici, che ancora oggi vengono spesso negati a chi è stato malato di tumore. Occorre quindi aggiornare la società e la percezione comune ai passi avanti che la scienza ha compiuto. Si parla sempre più spesso, relativamente a questo tema, della necessità di un vero e proprio “diritto all’oblio”, diritto sostenuto e richiesto anche dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).

Guarire da un tumore maligno: sostenere la ricerca

La ricerca è tutto, quando si parla di guarire da un tumore maligno. Per questo è importante sostenere le realtà che operano in questo campo. In Italia, realtà come Fondazione AIRC, Fondazione Veronesi, LILT e molte altre ancora operano quotidianamente nella ricerca, nella prevenzione, nella sensibilizzazione e nella diffusione di stili di vita sani, così come nel sostegno alle persone e alle famiglie che convivono con il cancro.

Ci sono diversi modi per sostenere la ricerca e fare in modo che guarire da un tumore maligno diventi, nel tempo, la normalità. Uno di questi consiste nell’effettuare una donazione tramite un portale di crowdfunding. Un modo sicuro per fare arrivare il proprio contributo a realtà verificate e autorevoli nel campo della ricerca, proprio come AIRC.

Se invece vuoi metterti in gioco in prima persona, per te stesso o per una persona vicina, puoi attivare una raccolta fondi sul sito di Rete del Dono e chiedere il contributo dal basso di tante persone per raggiungere il tuo obiettivo. Nonostante il lavoro enorme del Sistema Sanitario, le cure per combattere il cancro sono costose e in alcuni casi possono rappresentare un ostacolo per le famiglie. In casi come questi il crowdfunding può fare la differenza.

Oppure pensiamo alla situazione di cui abbiamo parlato in precedenza: una persona guarita da un tumore maligno che si vede negare un finanziamento. Anche in questa circostanza l’aiuto di tutti è fondamentale, non soltanto per arrivare all’obiettivo economico prefissato, ma anche per iniziare a guardare con occhi diversi il percorso di cura e di guarigione dei pazienti oncologici, che sono sempre e comunque, e prima di tutto, persone, non malati.

Aldo Lubrani

Laureato con lode in Relazioni Internazionali presso Università degli studi Roma Tre, Master in Europrogettazione presso Europa Business School di Bologna. Google Digital Training Certificate. Lavoro da anni nel settore Digital, Fundraising e Non Profit. Su Rete del Dono ricopro il ruolo di Project Manager nell'ambito Comunicazione, Digital e Personal Fundraising. Appassionato di viaggi, natura, pittura.

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