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I podcast rappresentano uno dei canali più efficaci (e ascoltati) ancora oggi, dopo il boom di qualche anno fa, e si prestano perfettamente a raccontare il mondo del Terzo settore. Ecco come fare un podcast per la tua No profit.

Ti stai chiedendo come fare un podcast per promuovere la tua associazione? E’ un’ottima domanda, perché, al momento, non esiste forse settore più promettente di quello dei podcast. Anche se in Italia non raggiungiamo i numeri degli Stati Uniti, una ricerca di NielsenIQ commissionata da Audible (società Amazon leader nella produzione e distribuzione di audiolibri, serie audio, podcast) nel settembre del 2022 indica che il consumo di podcast nel nostro Paese è salito del 7% rispetto all’anno precedente.

Se pensiamo che il trend è positivo da ben sei anni, capiamo come il settore sia davvero in fermento e pieno di possibilità. Per dare qualche numero, gli italiani che nel 2022 hanno ascoltato almeno una volta un podcast sono ben 15,4 milioni. L’interesse riguarda soprattutto i millennial e i giovanissimi, con percentuali che vanno dal 67% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni (tra i quali si trova il più alto numero di heavy users, ossia fruitori pressoché quotidiani) fino al 77% dei giovanissimi 18-24 anni.

Ecco perché l’idea di creare un podcast per la tua No profit è vincente. Gli argomenti da toccare nel variegato mondo del terzo settore sono tanti e sempre in continuo aggiornamento, e grazie al podcast è possibile creare consapevolezza attorno a temi poco dibattuti. Ma come fare? Scopriamo, passo dopo passo, come fare un podcast.

Podcast: cos’è e quando è nato

Prima di iniziare, passaggio per passaggio, a scoprire come fare un podcast, dedichiamo qualche riga alla storia di questo media. La parola podcasting fu eletta parola dell’anno dal dizionario statunitense New Oxford nel lontano 2005. Il termine è una crasi tra due parole:iPod, ossia il dispositivo portatile Apple che permette di ascoltare musica ovunque, e broadcast, ossia la diffusione uno-molti dei contenuti, tipicamente via onde radio. Ovviamente oggi i podcast non si ascoltano solo sul dispositivo Apple ma su un’infinità di diversi tipi di hardware.

La tecnologia che è dietro alla generazione e trasmissione di podcast fu perfezionata nel 2003 da Adam Curry e Dave Winer. Adam era un ex VJ di MTV che cercava un modo per far scaricare ed ascoltare i suoi file audio pubblicati sul web. Utilizza così la tecnologia RSS feed (Really Simple Syndication) che era stata inventata da Dave Winer. Si tratta di un file sul web che permette di creare radio libere online. Adam Curry, anch’egli appassionato di tecnologia, scrive qualche riga di codice e le rende fruibili su iPod.

È così che, nel 2004, nasce un nuovo media: Ipodder, poi Juice, un software che aggrega RSS audio e li sincronizza sull’iPod collegato al computer. Curry fonda successivamente PodShow, poi Mevio, società editoriale che pubblica e diffonde podcast. Oggi è possibile creare un podcast da zero anche con poche conoscenze tecniche, utilizzando piattaforme come Spotify, Podbean, Soundcloud o Spreaker.

Come fare un podcast: tipologie

Dopo aver visto com’è nato il podcast, passiamo ora a una carrellata delle tipologie più diffuse e popolari. Intanto, il primo ingrediente di un podcast di successo è la coerenza e la continuità nella registrazione: è inutile partire in quarta con grandi propositi se poi si lascerà naufragare il progetto. Vediamo dunque i format più diffusi, in modo che tu possa decidere quale di questi si avvicina maggiormente alle esigenze narrative della tua organizzazione.

Ricordiamo che il format è una struttura predefinita di regole e meccanismi che danno forma ad un contenuto, rendendolo riconoscibile e appartenente ad una determinata tipologia. Se pensiamo alla televisione, un format che tutti conosciamo per esempio è quello dei talk show. Nel mondo dei podcast abbiamo invece le seguenti tipologie.

Catch-up

Il catch-up è un contenuto nato per un altro media che è stato semplicemente preso com’era e riproposto come podcast. Alcuni storcono il naso e dicono che non si tratta di un vero podcast, che dovrebbe avere contenuto inedito. Per esempio le puntate di una trasmissione radio che vengono ripubblicate sulle piattaforme podcast. Oppure l’audio dei video pubblicati da un creator su YouTube. Si può utilizzare nel caso si abbia già un pubblico numeroso che segue i nostri contenuti su un altro canale, per dargli la possibilità di riascoltare o recuperare i contenuti. In più è un ottimo mezzo per ampliare la propria audience, a patto che i contenuti e il piano editoriale che abbiamo sull’altro canale siano ricchi e sempre in aggiornamento.

Intervista

L’intervista non necessita di particolari spiegazioni. Si tende a pensare che sia il format di maggior successo ma non è sempre così. Certamente permette di raggiungere anche gli ascoltatori della persona che intervisti, con un aumento del pubblico, e richiede poco editing. I contro sono che necessita di un’organizzazione che include anche le necessità dell’intervistato, che sono da mettere in conto problemi di audio o di registrazione se l’intervista si fa da remoto, e che il mercato è particolarmente saturo.

L’intervista è particolarmente interessante se non hai una base di seguaci solida, perché permette di farti conoscere da chi invece segue già le persone che intervisti, che in genere si occupano di temi affini. Se hai la possibilità, grazie alle tue conoscenze, di intervistare persone illustri nel loro campo, è una buona idea.

Free-talk

Abbiamo poi il Free-talk, ossia un podcast che somiglia a una chiacchierata informale con un amico. Un requisito fondamentale è che tra le persone che parlano ci sia un buon affiatamento e che si tenti di rimanere il più possibile sull’argomento scelto, senza divagare eccessivamente. Non ci sono scalette o domande: la conversazione procede in modo piuttosto libero, raggiungendo un ottimo livello di intimità e coinvolgimento. Se nella tua associazione o nella tua realtà no profit puoi contare su di un team di lavoro unito, è una delle soluzioni meno costose e laboriose, l’editing è ridotto al minimo e i risultati spesso molto soddisfacenti.

Podcast narrativo e sceneggiato

Ancora, il podcast narrativo, insieme a quello sceneggiato, sono forse i format che meglio sfruttano le potenzialità del mezzo. In genere attraverso questo tipo di podcast si raccontano storie di vita vera (nel narrativo) o storie di fiction (sceneggiato), ma non a braccio. Dietro c’è un momento di scrittura, non solo della parte vocale, ma anche dei suoni e delle musiche. Dunque, questo genere permette una grande creatività, riesce a creare un legame intenso con gli ascoltatori, ma ha costi elevati e una realizzazione più complessa, in cui spesso sono da includere anche professionisti del settore, come sound designer o speaker professionali. Se nella tua realtà no profit hai a disposizione persone che hanno skill particolari nel mondo dell’audio e della scrittura, perché no?


Questa carrellata non è esaustiva e ricordiamoci sempre che tanti podcast anche molto noti spesso fanno commistione di questi generi, definendosi ibridi.

Come si fa a creare un podcast?

Nonostante l’avanzamento delle tecnologie abbia reso teoricamente possibile registrare un podcast usando attrezzature base come lo smartphone, per il proprio progetto è bene mettere in conto di acquistare o farsi prestare un minimo di attrezzatura ad hoc. Innanzitutto procurati un microfono di buona qualità: non c’è nulla che spinga un ascoltatore ad abbandonare un podcast, anche promettente come argomenti, come una qualità audio dal basso volume o disturbata.

Se vuoi proprio fare un buon lavoro, acquista anche un paravento per microfono e un filtro pop, che blocca le consonanti che suonano come uno “scocco” (b e p, in genere). Inoltre devi essere ovviamente munito di un computer: che si tratti di un pc o di un mac, di un fisso o di un portatile, l’importante è che sia abbastanza performante per gestire file audio e un software di registrazione.

La struttura dei contenuti

Prima di iniziare a buttarti nelle registrazioni, sarebbe bene prendere in considerazione ogni episodio. Nella maggior parte dei casi, oltre a scegliere un argomento generale è infatti utile costruire già in fase di partenza una scaletta, un tracciato complessivo del progetto. Poi, nuovi episodi possono essere aggiunti in corso d’opera. Ricordati di scegliere un titolo memorabile e in linea con il tono e con gli argomenti trattati; non dimenticare di creare anche un’immagine di copertina per il tuo podcast, per esempio è fondamentale per comparire nelle principali directory, come iTunes. Scegli quindi una foto, un disegno o un logo. Sotto indichiamo le dimensioni richieste per Spotify.

Che programma serve per creare un podcast?

Per registrare ed editare il suono puoi usare programmi gratis come Audacity; non è facilissimo da utilizzare al primo approccio, ma puoi seguire qualche tutorial sul web che ti spiegherà come tagliare pezzi di registrazione, come sincronizzare musica e voce, come esportare il file e tanto altro. Se il tuo podcast per il no profit prenderà piede, come speriamo, allora potrai investire in una vera e propria Digital Audio Workstation, ossia un software, solitamente a pagamento, che ti permette di gestire suoni e registrazioni in modo professionale. Un esempio è Adobe Audition.

Per quanto riguarda la musica o i suoni, puoi usufruire di quelli disponibili online gratuitamente, come Freemusicarchive o Pixabay, e scegliere i file con licenza Attribution International License o Attribution-NonCommercial International. Ricordati di citare la fonte da cui hai scaricato la musica durante la registrazione del podcast.

Una volta che hai tutte le tracce per il tuo podcast pronte, puoi esportarle come file Mp3. In genere è il formato di file preferito perché più piccolo e leggere rispetto a Wav o Aiff. Fondamentale, durante l’esportazione, aggiungere dettagli di tagging, ossia nome e metadati dei file. Così aggiungi al file informazioni come il titolo e il nome dell’autore, o il numero della puntata. Per il tagging puoi utilizzare l’app Chapter and verse oppure Podreel che ha una versione di prova.

Dove si pubblicano i podcast?

Ora puoi caricare il tuo podcast sulle piattaforme preposte. Qui vediamo come creare un podcast su Spotify. Se non l’hai già fatto, iscriviti a Spotify. Ecco i requisiti che deve soddisfare:

  • formato MP3 ad alto bitrate (128 kbps o superiore) o MP4 con AAC-LC
  • durata limitata a non più di 12 ore per episodio
  • immagini per l’anteprima del podcast di alta qualità in formato quadrato. Le immagini dei podcast devono essere almeno 1400 x 1400 in .jpg o .png e devono essere leggibili anche se ridimensionate fino a 150 x 150 pixel.

Chiariamo che Spotify non fornisce lo spazio fisico per i podcast, ma dà l’accesso a contenuti ospitati altrove (per esempio Anchor.fm). Ce ne sono parecchi, l’importante è scegliere un host che fornisca collegamenti ai feed RSS del tuo podcast.

Aldo Lubrani

Laureato con lode in Relazioni Internazionali presso Università degli studi Roma Tre, Master in Europrogettazione presso Europa Business School di Bologna. Google Digital Training Certificate. Lavoro da anni nel settore Digital, Fundraising e Non Profit. Su Rete del Dono ricopro il ruolo di Project Manager nell'ambito Comunicazione, Digital e Personal Fundraising. Appassionato di viaggi, natura, pittura.

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