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Se un’organizzazione non profit non ha bisogno di reperire fondi, non è interessata al 5×1000 e può fare a meno di interagire con la Pubblica Amministrazione, allora può anche non iscriversi al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

Potremmo riassumere così il nostro Webinar sul RUNTS per gli Enti Culturali, che ha fatto chiarezza su uno degli aspetti più spigolosi della Riforma del Terzo Settore soprattutto per le organizzazioni che si occupano di arte e cultura.

 

Cos’è il RUNTS

Il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, costituito il 26 novembre 2021, è un elenco che permette a chiunque di conoscere le informazioni di base degli enti non profit operanti in Italia e alle organizzazioni registrate di godere delle agevolazioni previste dal nuovo Codice del Terzo Settore.

“Si tratta – spiega Francesco Florian, docente di Legislazione del Beni Culturali presso Università Cattolica del Sacro Cuore – di una sorta di camera di Commercio per gli Enti del Terzo Settore. Come quest’ultima, la procedura di iscrizione non è concessoria, ovvero basta depositare una serie di documenti e il controllo da parte del gestore si limita a verificare la legittimità dei dati forniti”.

 

Come funziona l’iscrizione al RUNTS

L’iscrizione al RUNTS avviene in 15-20 giorni, tempo di controllare la documentazione (la presenza dell’atto costitutivo e del bilancio dell’associazione, la legittimità dello Statuto, la validità del nominativo del Presidente). Sono 3 le modifiche più significative richieste:

 

  1. La distinzione tra finalità e attività dell’organizzazione. È necessaria una revisione dello Statuto: “Gli enti all’articolo 2 devono indicare le finalità perseguite indicando il settore di interesse e al 3 specificare quali attività svolgono di interesse per la collettività; all’articolo 4 possono aggiungersi attività diverse (formazione, consulenza, raccolta fondi) e altre che specificano meglio la storia dell’ente”.
  2. Dotarsi di un Consiglio di Amministrazione. Si chiede alle organizzazioni di avere una cabina di regia con prerogative e responsabilità ben definite. “Per quanto possa apparire un sovraccarico di responsabilità, si tratta in realtà di una semplificazione: la responsabilità del mandatario, più nebulosa e interpretabile a livello giuridico, non preserva i membri del Direttivo da azioni legali in caso, ad esempio, di mancata applicazione delle norme su privacy o antiriciclaggio”. Questo spinge anche a comporre un CdA fatto di soggetti operativi nell’associazione, che devono essere in grado di gestire gli aspetti pratici. In più la Riforma supera l’ipocrisia che nel non profit si debba lavorare gratis: “Dice che il presidente e i vari organi possono ricevere emolumenti e compensi proporzionati al tempo e alla professionalità impiegati nello svolgimento di determinate mansioni”.
  3. Redigere un bilancio. Anche la redazione del bilancio consuntivo dell’ente (obbligatorio) va verso la trasparenza e una migliore gestione: “Rimangono facoltative, per le associazioni e non per le Fondazioni, la redazione di un bilancio preventivo e la presenza di un revisore dei conti. Sopra il milione di euro di fatturato è invece obbligatorio la redazione del Bilancio Sociale e dotarsi di un controllo contabile”.

 

Enti Culturali, Riforma del Terzo Settore e RUNTS

Il passaggio al RUNTS è complicato soprattutto per la natura del settore in Italia: “Sono tanti i profili giuridici con cui si può fare attività nel settore arte e cultura (musei, teatri, biblioteche, cinema, sale concerti)” ricorda Marianna Martinoni, fundraiser e CEO di Terzo Filo. Un panorama variegato che, al 2020, contava 444 mila lavoratori (di enti pubblici, autonomi o collaboratori di associazioni), 800 mila volontari, 180 mila piccole imprese e 60 mila Fondazioni e Associazioni culturali. “Di queste associazioni, la maggior parte non sono riconosciute e questo fragile profilo giuridico rende loro difficile offrire benefici fiscali ai donatori”.

Ad oggi non tutto il settore si sta adeguando a questo nuovo quadro normativo. La Riforma, però, è un’opportunità da cogliere per aumentare sempre più il proprio impatto e la propria rilevanza sociale. Di certo chi non si adeguerà sarà tagliato fuori da alcune fonti di finanziamento e in posizione di svantaggio rispetto agli altri.

Ascolta il podcast RUNTS per gli enti culturali: facciamo chiarezza

 

RUNTS: miti da sfatare

Se è vero che, per chi è già Onlus, il passaggio ETS (Ente Terzo Settore) è obbligatorio pena l’estinzione dell’organizzazione, per le altre realtà l’adesione al RUNTS è facoltativa. “Possono continuare ad esistere le organizzazioni che rispettano il Codice Civile e applicando, quale disciplina fiscale, il Testo Unico Imposte e Redditi. Accanto a queste ora c’è anche il sistema delineato dal Codice del Terzo Settore, che non soppianta la procedura precedente. Ogni ente può quindi decidere se adeguarsi o meno. In più, oggi ci si può ancora costituire Associazione culturale facendolo ai sensi del Codice Civile, oppure riferendosi già al nuovo Codice”.

 

4 vantaggi di aderire al RUNTS

Di certo decidere di non iscriversi al RUNTS taglia fuori da molte opportunità.

 

  1. Benefici fiscali

Aderire al RUNTS permette di accedere ai seguenti benefici fiscali anche se l’ente non dovesse avere personalità giuridica.

• Per le Persone Fisiche, la detrazione dall’imposta pari al 30% degli oneri sostenuti per donare.
• Per Persone Fisiche o Persone Giuridiche, la deducibilità dall’imponibile con tetto massimo del 10%. Se la cifra supera il 10%, la differenza va in credito d’imposta fino ai 4 anni successivi (benefico che attira le donazioni da parte di aziende).
• Solo gli ETS possono aderire al 5×1000.
• Per gli ETS le sponsorizzazioni non sono un reddito commerciale e quindi non contribuiscono ad aumentare gli introiti pertanto non si paga l’IVA.

 

  1. Rapporto privilegiato con le Pubbliche Amministrazioni

Dalle Camere di Commercio al Ministero dei Beni Culturali, passando per Regioni, Province e Comuni: la Riforma impone che queste istituzioni stipulino partnership, indicano bandi pubblici o definiscano coprogettazioni e coattuazioni (due formule alternative a bandi) solo con enti iscritti al RUNTS, perché offrono più garanzie statutarie, di finalità e di trasparenza. “Se un soggetto pubblico si rivolge (ad esempio per la gestione di un teatro) a un’associazione che non è riconosciuta ETS, deve dimostrare che non aveva alternative per non incappare in una denuncia per danno erariale. Già alcuni bandi per linee di credito private e d’impresa si stanno adeguando e richiedono espressamente, tra i requisiti, di essere ETS”.

 

  1. Procedura semplificata di acquisizione della personalità giuridica

Per chi si iscrive al RUNTS è più facile diventare Persona Giuridica: basta dimostrare, all’atto di iscrizione o in un secondo momento, un accantonamento economico (in denaro o beni) che è di 30mila euro per le Fondazioni e di 15mila per le associazioni. “Sono cifre inferiori a quelle richieste dalle Regioni e Prefetture per rilasciare la personalità giuridica; e non è remoto pensare che l’accantonamento possa riuscire nel giro di pochi anni dall’iscrizione proprio grazie ai benefici fiscali a cui l’ente ha potuto accedere. Ma perché diventare Persona Giuridica se ormai una ETS ha accesso ai benefici fiscali? Perché ciò incide sul regime di responsabilità degli amministratori: se l’ente fa debiti ne risponde solo la struttura con il suo patrimonio, viceversa può essere coinvolta anche la persona referente”.

 

  1. Rilanciare la propria mission

La razionalizzazione e l’ammodernamento imposto agli Statuti è l’occasione, per l’ente, di ripensare alla propria mission e lanciare dei processi di innovazione interna, sintonizzandosi sulle ultime spinte del legislatore: “Nel PNRR si parla di Ecosistemi Culturali e di collaborazioni tra soggetti pubblici e ETS: ripensate in grande le vostre finalità e attività”.

 

Valeria Vitali

Dopo una laurea in Scienze Politiche presso Università degli studi di Pavia e un Master in Cooperazione e Sviluppo a Barcellona, ha iniziato il suo percorso professionale in Italia, occupandosi di comunicazione, per poi allargare i suoi orizzonti all’estero. È proprio qui che nasce l’idea di Rete del Dono, l’idea di diffondere in Italia una rivoluzione culturale che avvicini le persone al dono, inteso come gesto di impegno civile. L’innovazione digitale ha fatto la sua parte, facilitando e dando maggior concretezza a questo progetto costruito insieme ad Anna Siccardi.

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