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Per aprire un’associazione culturale occorre in primo luogo stabilire gli obiettivi, valutare le risorse a disposizione e la tipologia di gestione più idonea: ecco tutti i passi da seguire

 

Aprire un’associazione culturale è un bellissimo modo per trasformare in un’attività concreta – talvolta anche in un lavoro – le proprie passioni, condividendole con un gruppo di persone e impegnandosi per migliorare la società. Talvolta però non è facile districarsi tra le pratiche burocratiche. Vediamo dunque passo dopo passo come aprire un’associazione culturale.  

 

 

Come fare una associazione culturale senza scopo di lucro?

Per costituire un’associazione culturale senza scopo di lucro occorre predisporre un atto costitutivo e uno statuto. L’atto costitutivo è un documento che formalizza l’accordo tra più persone al fine della costituzione dell’associazione. Lo statuto deve contenere non soltanto tutti i dati relativi all’associazione (denominazione, oggetto sociale, rappresentante legale e cariche sociali, assenza dello scopo di lucro e altri dati specifici relativi a bilancio e rendicontazione) ma anche una spiegazione accurata delle attività e delle finalità dell’associazione stessa. Per questo la prima cosa da fare è riunire un gruppo di persone interessate a costituire l’associazione culturale per discutere obiettivi, attività e regole che ne disciplineranno il funzionamento.   La redazione dello statuto dell’associazione non è un processo immediato: si tratta di un documento abbastanza complesso, le cui specifiche variano in base alla categoria di associazione (di cui parleremo in seguito). In ogni caso deve essere un documento scritto: è sufficiente una scrittura privata che va però registrata presso l’ufficio dell’agenzia delle entrate locale, dove richiedere il codice fiscale. Entro 60 giorni dalla costituzione occorre presentare il modello eas (anche in via telematica), che servirà per la comunicazione dei dati fiscali all’agenzia delle entrate. Se ci si trova in difficoltà ci si può rivolgere ad un notaio per la scrittura dello statuto (ovviamente ha un costo).   Dopo la registrazione, l’associazione dovrà comunicare la propria costituzione al comune in cui ha sede legale, fornendo le informazioni richieste e depositando una copia dello statuto. Dovrà anche aprire un conto corrente bancario intestato all’associazione stessa, che verrà utilizzato per gestire le entrate e le uscite finanziarie.  

 

Che cosa può fare un’associazione culturale?

Gli ambiti in cui può operare un’associazione culturale sono davvero tantissimi. La scelta dipende dai propri interessi, dal luogo in cui si opera, dalle risorse a disposizione. Vediamo alcuni esempi:

  • organizzazione di eventi culturali: concerti, spettacoli teatrali, mostre d’arte, proiezioni cinematografiche, conferenze;
  • attività educative: corsi, workshop e seminari su argomenti culturali, artistici, storici e letterari rivolti a persone di tutte le età;
  • pubblicazione di riviste, libri o altri materiali;
  • conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale locale attraverso la promozione del turismo culturale, la manutenzione di siti storici e la sensibilizzazione sulle questioni legate alla conservazione del patrimonio;
  • collaborazione con istituzioni culturali – musei, biblioteche, istituti di ricerca e altre istituzioni – per sviluppare progetti comuni, organizzare eventi o condividere risorse;
  • promozione della diversità culturale attraverso eventi che celebrano le tradizioni, la musica, la danza e la cucina di diverse comunità etniche e culturali;
  • sensibilizzazione su questioni culturali e sociali rilevanti, come la diversità culturale, i diritti umani, l’accesso all’istruzione e la libertà di espressione.

 

Chi può aprire un associazione culturale?

Tutti i cittadini possono aprire un’associazione culturale. Si tratta piuttosto di individuare la categoria di appartenenza, in quanto dopo la Riforma del Terzo Settore il panorama è cambiato. Per entrare a far parte del Terzo Settore (o per restarci, se l’associazione è già stata costituita) occorre qualificarsi come APS – Associazione di Promozione Sociale  oppure ODV – Associazione di Volontariato, adeguando lo statuto ai requisiti richiesti. In particolare, occorre:

  • avere almeno 7 soci;
  • avvalersi in prevalenza dell’attività di volontariato dei propri associati o degli aderenti;
  • assumere dipendenti o avvalersi di collaboratori solo quando necessario ai fini del perseguimento delle attività previste e dell’interesse generale;
  • in ogni caso i lavoratori impiegati non devono superare il 50% del numero dei volontari o il 5% del numero degli associati.

In seguito è obbligatorio iscriversi al RUNTS, il registro nazionale degli enti del Terzo Settore. Se invece si decide di restarne fuori, come associazione non registrata, è sufficiente un minimo di tre soci fondatori. Bisogna però ricordare che entrando a far parte del Terzo Settore si ottengono maggiori vantaggi dal punto di vista fiscale e un accesso privilegiato a finanziamenti pubblici specifici. La scelta è soggettiva e varia in base a numerosi fattori.   C’è poi un’altra strada che si può valutare, ovvero la costituzione di un’impresa sociale o di una cooperativa sociale che si occupi comunque di cultura. Si tratta di una scelta altrettanto legittima anche se “cade” il requisito dell’assenza dello scopo di lucro. Ci sono anche in questo caso specifici requisiti da rispettare in quanto entrambe le tipologie fanno parte del Terzo Settore.  

 

Quanto costa fare un associazione culturale?

I costi relativi alla costituzione di una associazione culturale sono principalmente quelli legati alla registrazione degli atti: marca da bollo da 16 euro ogni 4 facciate o 100 righe per l’atto costitutivo e  il modello di pagamento F23 per l’imposta di registro pari a 200 euro. L’associazione sarà poi libera di scegliere se aprire o no una partita iva, dalla quale derivano ulteriori costi (in primis quello di un commercialista). Infine, ci sono tutti i costi di gestione, che sono estremamente variabili. Ad esempio:

  • versamento di un patrimonio di base
  • affitto di una sede e relative utenze
  • attrezzatura, strumenti, mezzi di trasporto
  • trasferte e spostamenti
  • assunzione di personale
  • necessità di professionalità specifiche o corsi di aggiornamento
  • costi di comunicazione e promozione.

 

Elisa Rosso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso Università di Torino, lavora da sempre nel non profit e nel sociale con un significativa esperienza nel settore raccolta fondi di grandi e piccole ONP (Amnesty International e NutriAid). Nell’autunno 2016 approda in Rete del Dono, dove si occupa di dare assistenza e consulenza alle ONP e alle Fondazioni per la promozione dei loro progetti e l'ottimizzazione delle campagne di raccolta fondi.

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