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La clownterapia aiuta a migliorare l’umore del paziente facilitando la guarigione e alleviando stress e ansia, con ricadute benefiche su familiari e personale sanitario: ecco come funziona

 

Ricordiamo tutti Patch Adams, il medico col naso rosso reso famoso dall’interpretazione di  Robin Williams nell’omonimo film. Fu proprio Adams, negli anni ’70, a inventare ufficialmente la clownterapia. Grazie alla sua intuizione, alle sperimentazioni e agli studi che ne sono seguiti, oggi quella del clown terapeuta è una figura diffusa in moltissimi ospedali italiani e di tutto il mondo. Come vedremo, infatti, la presenza di clown in ospedale è tutt’altro che uno scherzo: è un’attività professionale vera e propria che può davvero fare la differenza. Ecco perché.

 

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Chi ha inventato la clown terapia?

Nel corso dei decenni ci sono stati alcuni tentativi di clownterapia, ma il primo a trasformarla in un’attività formalizzata fu proprio Hunter Doherty “Patch” Adams, il medico  che nel 1972 fondò in Virginia l’ospedale alternativo  Gesundheit! Institute. In questo ospedale, ancora oggi, le cure sono gratuite e si basano sulla compassione e sull’amicizia. La clownterapia riveste qui un ruolo centrale: il sorriso è parte integrante della terapia medica.

 

Cos’è la clownterapia

La clown terapia è l’applicazione delle attività di clownerie in ambito sanitario al fine di migliorare l’umore e la qualità della vita dei pazienti. I clown dottori lavorano quasi sempre in coppia e il loro obiettivo è quello di trasformare le emozioni negative in emozioni positive. Gli effetti benefici della clownterapia sul sistema nervoso e sul sistema immunitario sono stati ampiamente studiati e verificati. Per fare il clown dottore non basta infatti mettere in piedi qualche numero di circo, ma occorre conoscere e possedere i principi della gelotologia, la disciplina su cui si basa la clownterapia. La gelotologia studia il fenomeno della risata e i suoi effetti benefici sul piano terapeutico (e, in generale, sul benessere psicofisico delle persone).

 

Il clown terapeuta porta in ospedale divertimento e magia, alleviando ansia, malessere e disagio. Incoraggia la relazione e il dialogo, invita i pazienti a interagire, stimola in loro fiducia e positività, fantasia e immaginazione. Questi aspetti sono tutt’altro che secondari nel decorso di una malattia. In alcuni casi, una risata può risultare più efficace di un farmaco, ad esempio di un antidolorifico o di un ansiolitico. Al contempo, i benefici ricadono anche sui familiari del paziente, che spesso vivono una condizione di forte stress fisico ed emotivo.

 

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A cosa serve la clown terapia?

La clown terapia ha moltissimi effetti positivi. In primo luogo la cura viene “umanizzata”: il paziente non è un numero, ma una persona. La degenza in ospedale diviene più leggera, l’ambiente ospedaliero perde il suo carattere freddo e asettico. Si genera così un effetto a catena, un circolo virtuoso che coinvolge tutti: i familiari del paziente, gli accompagnatori e il personale sanitario. La terapia del sorriso può avere dunque enormi benefici, soprattutto per i piccoli pazienti, per i quali occorre sempre un’attenzione in più: ai bambini viene restituita la possibilità di giocare, ridere, scherzare e relazionarsi che dovrebbero poter coltivare quotidianamente, e di cui l’ospedale rischia di privarli.

 

Ma non finisce qui. I benefici della clownterapia sono stati studiati e dimostrati anche a livello fisico. La risata, infatti:

  • stimola la produzione di beta-endorfine che riducono lo stress e regolano l’umore; di conseguenza, il buon umore aumenta le difese immunitarie;
  • accelera i battiti del cuore e la respirazione;
  • diminuisce la pressione arteriosa;
  • rilassa i muscoli.

 

Chi può fare clownterapia?

La risposta è facile: tutti possono fare clownterapia. Diventare clown dottore è un’esperienza che può trasformare la vita di una persona. È però importante ricordare che quella del clown di corsia è un’attività che non si può improvvisare. Per essere efficace, richiede una adeguata formazione. Vediamo dunque come diventare volontari clown e professionisti di clownterapia.

 

Come si fa per fare clown terapia?

Per diventare clow terapeuta occorre seguire un corso di formazione di almeno 150 ore (esistono anche corsi più approfonditi, persino master universitari). Le materie coinvolte sono molte ed eterogenee, a partire dalle discipline umanistiche (pedagogia, psicologia, sociologia). Oltre alla gelotologia si studiano i principi della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), disciplina che analizza le interazioni tra i sistema nervoso centrale, endocrino e immunitario.

 

Bisogna poi imparare le arti della clownerie: improvvisazione teatrale, umorismo, prestidigitazione, musica, marionette… In Italia, così come in altri Paesi, esistono diverse associazioni che propongono corsi di clownterapia. Segnaliamo a titolo di esempio la Federazione Nazionale Clowndottori e la Federazione Internazionale Ridere per Vivere.

 

Come aiutare i clown dottori

Ci sono molti modi per aiutare le associazioni che si occupano di clownterapia. Uno di questi è il crowdfunding: sul sito di Rete del Dono si trovano molte campagne attive tramite le quali donare un contributo ad un progetto specifico o ad una associazione che porta avanti questa attività. Inoltre, tutte le associazioni e le realtà attive nella clownterapia offrono la possibilità di donare un contributo o di offrire il proprio sostegno in altri modi, ad esempio acquistando regali solidali o devolvendo il proprio 5 per mille. Visitate i siti di Federazione Nazionale Clown Dottori, Ridere per Vivere, clownterapia.it, magicaburla.it, intensiva.it, solo per citarne alcune. Troverete tutte le informazioni per effettuare una donazione.

 

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Elisa Rosso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso Università di Torino, lavora da sempre nel non profit e nel sociale con un significativa esperienza nel settore raccolta fondi di grandi e piccole ONP (Amnesty International e NutriAid). Nell’autunno 2016 approda in Rete del Dono, dove si occupa di dare assistenza e consulenza alle ONP e alle Fondazioni per la promozione dei loro progetti e l'ottimizzazione delle campagne di raccolta fondi.

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