Skip to main content

Enti e imprese hanno la possibilità di illustrare in modo chiaro e organizzato le proprie attività di corporate social responsibility grazie allo strumento del bilancio di sostenibilità. Un documento annuale che mette in luce i comportamenti aziendali positivi in ambito ambientale e sociale

Il bilancio di sostenibilità è una rendicontazione annuale di carattere non finanziario di tutti quegli elementi di governance che hanno un impatto positivo dal punto di vista economico, ambientale e sociale. In concreto, si tratta del documento che organizza e mette nero su bianco le diverse attività di Corporate Social Responsibility – CSR di un’azenda. Ma è anche l’ esito di un processo, del percorso verso la transizione ecologica e di crescente sensibilità per i temi legati all’ambiente e alla società che l’azienda porta avanti nel corso del tempo.

Il bilancio di sostenibilità è un documento essenziale per comunicare a stakeholder (istituzioni, cittadini, fornitori, dipendenti, collaboratori) il proprio operato in modo chiaro e trasparente. E rappresenta, per le aziende, una grande opportunità di crescita e posizionamento, più che una fastidiosa incombenza. In Italia, alcune aziende stanno iniziando ad occuparsi, anche se non sono tenute a farlo, di sostenibilità, perché risulta vantaggioso oltre che eticamente corretto. La strada da percorrere, però, è ancora lunga. Ecco dunque come redigere il bilancio di sostenibilità, quando è obbligatorio il bilancio di sostenibilità e perché è importante farlo, anche se non si è obbligati a norma di legge.

Che cosa è il bilancio di sostenibilità?

Il bilancio di sostenibilità, o report di sostenibilità, viene definito dall’Unione europea come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Nel 2017, il Ministero dell’Interno italiano l’ha descritto come il risultato di un percorso attraverso il quale l’amministrazione mostra “le scelte, le attività, i risultati e l’impiego di risorse in un dato periodo”, così da permettere ai cittadini e ad altri soggetti di conoscere e valutare come l’amministrazione stessa “realizza la sua missione istituzionale”. Si tratta quindi in primo luogo di uno strumento per garantire la trasparenza di enti e imprese nei confronti della società civile.

Quali sono le differenze tra bilancio d esercizio e bilancio di sostenibilità?

Vediamo ora la differenza tra bilancio di sostenibilità e bilancio di esercizio. Il bilancio d’esercizio è un vero e proprio documento contabile. Tutte le aziende sono obbligate a redigerlo periodicamente per comunicare la propria situazione finanziaria e patrimoniale. Al contrario, come abbiamo visto, il bilancio di sostenibilità non è obbligatorio, tranne che per alcune categorie di aziende, e soprattutto non si riferisce alla situazione patrimoniale, bensì alle attività aziendali legate alla sostenibilità. Si tratta quindi di due documenti completamente diversi, che in comune hanno solo la tipologia, ovvero l’essere un bilancio delle azioni intraprese. 

Da quando è obbligatorio il bilancio di sostenibilità?

La redazione del bilancio di sostenibilità è stata introdotta nel 2001 dall’Unione Europea che l’ha inserita nel Libro Verde della Commissione. In Italia, il bilancio di sostenibilità è stato recepito ed è diventato obbligatorio dal 2017 per alcune tipologie di aziende, come vedremo in seguito.

Quali elementi contiene il bilancio di sostenibilità?

A differenza del bilancio d esercizio, che si limita ad accertare la situazione patrimoniale di un’azienda, il bilancio ambientale amplia lo sguardo alla ricaduta delle sue azioni sull’ambiente e sulla società. Il tema della sostenibilità, infatti, include diversi aspetti: il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, la tutela dell’ambiente, la lotta alla corruzione attiva e passiva, l’inclusione. Il concetto alla base di questo report è che le aziende non solo debbano limitare il loro impatto negativo sull’ambiente, ma possano, grazie al proprio operato, contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo. I modi per farlo sono molti, e lo scopo del bilancio di sostenibilità è illustrarli in modo chiaro e strutturato in modo che dipendenti fornitori e cittadini possano visionarli e comprenderli. Questo report, infatti, può essere considerato tanto uno strumento gestionale, quanto di comunicazione.

Quali sono le tre dimensioni del bilancio di sostenibilità?

Le tre dimensioni del bilancio sostenibile riflettono le tre dimensioni della sostenibilità:

  • economica
  • ambientale
  • sociale.

Si tratta di tre aspetti nei quali l’azienda può attivare politiche di governance e pratiche concrete, da illustrare dettagliatamente nel report di sostenibilità. Ciascuna dimensione richiede un approfondimento a sé stante. Ma al contempo, i tre aspetti vanno considerati in un’ottica integrata: non può esistere sostenibilità ambientale in assenza di politiche di sostenibilità sociale, e così via. Per questa ragione le azioni nell’ambito della sostenibilità vanno pianificate in modo strategico e sul lungo periodo. Possibilmente con il supporto di una figura professionale, in quanto la materia è complessa e richiede numerose competenze. 

Chi ha l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità?

Il bilancio sostenibile è redatto nella maggior parte dei casi su base volontaria. Tuttavia, questa rendicontazione è stata resa obbligatoria per le aziende che rispondono a determinate caratteristiche. In Italia, in particolare, dal 25 gennaio 2017 devono redigerlo gli enti portatori di interesse pubblico con:

  • più di 500 dipendenti
  • stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro
  • un totale dei ricavi netti delle vendite superiore a 40 milioni di euro.

Costituiscono enti di interesse pubblico le aziende appartenenti ad alcune categorie indicate espressamente dalla legge. Ad esempio le banche e le società finanziarie. Inoltre, sono obbligati a rendere conto delle proprie attività in ambito sociale anche gli Enti del Terzo Settore (ETS).

Attenzione: in seguito alla direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), accolta nel 2021 dalla Commissione Europea, a partire dal 2024 queste condizioni cambiano e il bilancio di sostenibilità diventa obbligatorio per tutte le aziende con:

  • più di 250 dipendenti
  • fatturato superiore ai 50 milioni di euro
  • bilancio annuo di almeno 43 milioni.

Questo ampliamento, che dimostra la crescente importanza della sostenibilità in ambito aziendale, coinvolgerà 50mila aziende in Europa e 6mila piccole e medie imprese italiane. Un grosso cambiamento, considerando fino al 2023 erano solo 300, in Italia, le realtà interessate per le quali vigeva l’obbligo di redigere il bilancio sociale.

Chi si occupa di sostenibilità in azienda?

Negli ultimi anni, anche in Italia, specialmente nelle grandi aziende, sono state introdotte figure professionali che si occupano nello specifico delle attività legate alla sostenibilità. Parliamo ad esempio del CSR manager, del sustainability manager, del responsabile del marketing sostenibile. Spesso, la redazione del bilancio di sostenibilità è a carico proprio di queste figure, che lavorano in sinergia con la direzione aziendale e con i reparti amministrativi, gestionali e del marketing. In alcune grandi aziende esiste un dipartimento specifico dedicato alla responsabilità sociale d’impresa o alla sostenibilità che si occupa di sviluppare e attuare politiche e iniziative sostenibili. In definitiva, l’approccio all’interno di un’azienda può variare, ma sempre più imprese stanno riconoscendo l’importanza della sostenibilità e stanno istituendo ruoli e strutture dedicate per gestire questa area in modo efficace.

Cosa sono gli indicatori GRI?

Gli standard del Global Reporting Initiative(GRI) aiutano a strutturare il bilancio di sostenibilità proponendo un set di indicatori da seguire. Rappresentano delle utili linee guida applicabili ad ogni tipo di organizzazione e si sviluppano in sei fasi.

  1. Mappatura degli stakeholder: l’identificazione di tutti gli stakeholder di un’impresa (portatori d interesse verso l azienda), con particolare attenzione a quelli che possono essere coinvolti nelle azioni di responsabilità d impresa.
  2. Analisi di materialità interna: gli aspetti di sostenibilità legati al vertice aziendale. Si parla di “materialità” perché gli elementi analizzati devono essere concreti e misurabili.
  3. Analisi di materialità esterna: un’attività di analisi, interviste, focus group rivolta agli stakeholder chiave dell’azienda. L’obiettivo è mettere in luce i punti di intersezione tra gli interessi dell’impresa e dei suoi portatori d’interesse.
  4. Definizione del cruscotto indicatori: in questa fase si entra nella costruzione pratica della struttura del bilancio. Ogni elemento dovrà presentare l’approccio gestionale (policy e procedure), indicatori qualitativi e quantitativi e descrivere iniziative specifiche.
  5. Raccolta dei dati: ogni area aziendale dovrà fornire tutti i dati e le informazioni utili per redigere il bilancio.
  6. Elaborazione dei dati e dei testi: la scrittura vera e propria del bilancio, in modo che possa essere chiaro e comprensibile al pubblico. Di solito questa fase si conclude con la stesura di un documento di sintesi che ne metta in luce gli aspetti salienti.

Quali sono i vantaggi del bilancio di sostenibilità?

Le aziende che devono redigere obbligatoriamente il bilancio di sostenibilità in Italia, come abbiamo visto, non sono ancora molte. Tuttavia, al di là delle organizzazioni non profit e di volontariato, per le quali questo tipo di rendicontazione è imprescindibile, anche molte aziende che non hanno questo dovere per legge stanno iniziando a occuparsene. La ragione è che l’interesse per i temi legati alla sostenibilità è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Per questo un’azienda che non ha cuore l’ambiente e i diritti avrà meno opportunità di conquistare nuove fasce di pubblico.

Il bilancio di sostenibilità è importante perché rende visibile l’impegno delle imprese per la collettività. E la trasparenza è un valore sempre più apprezzato da cittadini e consumatori, che oggi più che mai tendono a scegliere in modo responsabile e consapevole. Il bilancio di sostenibilità consente di costruire una green reputation più solida autorevole e credibile. Per questo anche le aziende che non l’hanno fatto finora dovrebbero iniziare a redigerlo ogni anno. Ma non solo. Sono positive anche le ricadute all’interno dell’azienda stessa, che si concretizzano in un diffuso senso di appartenenza dei dipendenti e in una maggiore facilità nello stringere nuove partnership con gli stakeholders.

Infatti, la presenza di un documento che illustra dettagliatamente le condizioni economiche ambientali e sociali che caratterizzano l’azienda rappresenta un elemento di maggiore affidabilità per gli interlocutori esterni. Infine, la redazione del bilancio sostenibile aumenta la probabilità di raggiungere gli obiettivi strategici di sostenibilità e di green marketing. Per queste ragioni, il bilancio di sostenibilità può essere considerato di fatto uno strumento strategico di marketing.

 

Bilancio di sostenibilità esempio

Molte aziende pubblicano sul proprio sito web il bilancio di sostenibilità, in modo che sia visibile e liberamente accessibile a chiunque.  A titolo di esempio, ne segnaliamo uno realizzato da Nomisma per la società Laminam. Il documento si apre con una lettera agli stakeholders, per poi procedere con KPI 2020 e highlights dell’anno appena trascorso, iniziative e progetti recenti, mappa degli stakeholders e un focus sugli Obiettivi Onu 2030. Questa prima parte introduttiva, che fornisce già molti elementi significativi, è seguita da un’analisi dettagliata, suddivisa nei seguenti capitoli.

  • profilo e identità del gruppo (assetto societario e sistema di governance, panoramica sull’impegno sulla sostenibilità attraverso una roadmap e i 4 principali pilastri);
  • competitività dell’azienda (posizionamento, scenario di riferimento e valore economico distribuito);
  • prodotti (tipologie, caratteristiche, sicurezza e qualità);
  • risorse umane (formazione, saluta e sicurezza);
  • operations (stabilimenti, impegno per l’ambiente e contenimento dell’impatto ambientale).
Anna Maria Siccardi

Laureata in Fisica presso Università degli Studi di Torino. Imprenditrice attiva nel settore dell’innovazione digitale sin dal 1998, ha partecipato alla nascita e allo sviluppo di aziende web quali CHL, Bakeca, Seolab, Wickedin, Jojob. E’ membro del Comitato esecutivo del Club degli Investitori di Torino. Nel 2011 ha fondato Rete del Dono insieme a Valeria Vitali e da allora si occupa di trasformazione digitale del Terzo Settore.

Lascia un commento